Ugo-gol, l’idolo del “Sada”

Ugo Tosetto era l’idolo del mio caro amico e collega Giancarlo Besana che, quando lo vedeva partire in slalom sulla fascia, balzava in piedi dalla tribuna stampa del vecchio ‘Sada’ e, paragonandolo al forte sciatore austriaco, soprannominato ‘Cavallo pazzo’ ai tempi della ‘Valanga azzurra’, gli gridava immancabilmente: ‘’Stricker,‘ugali’ tutti!’’. Il talentuoso giocatore, oltre a fumare parecchie sigarette al giorno, aveva, però, un altro vizietto, poco consono a degli atleti in piena attività e del quale erano al corrente un po’ tutti, Alfredo Magni in primis. Quotidianamente, al termine degli allenamenti, Tosetto era, infatti, solito fare il giro dei bar frequentati dai tifosi monzesi, per scambiare quattro chiacchiere con i presenti, ma, soprattutto, da buon veneto, per farsi la tradizionale ‘ombretta’ prima di cena.

 

“Ombrette” e sigarette, gli irrinunciabili vizi

 

Poi, in attesa di fare rientro a casa, si concedeva d’abitudine una capatina in via Sempione. Qui, in un piccolissimo locale dislocato in mezzo alla corte di una casa di ringhiera, Dino Bosisio, meglio conosciuto come ‘Bosy Sport’, seduto su un vecchio sgabello impagliato, con il camice bianco e l’incudine sulle ginocchia, lavorava le tomaie e batteva i chiodi con un martelletto, per realizzare, in modo estremamente artigianale, le scarpette da calcio. Queste erano destinate ad un’infinità di giocatori, a partire dai componenti la ‘rosa’ biancorossa, per finire al grande bomber cagliaritano Gigi Riva. Io, che abitavo nel condominio di fronte, a quell’ora attraversavo abitualmente la strada ed insieme a Massimo Bodio, a quei tempi presidente del Monza Club, sempre puntuale all’appuntamento, al volante della sua inconfondibile BMW 2002 Tii gialla, mi affacciavo alla sgangherata porticina d’ingresso, spesso aperta. Lo scopo primario, a parte il piacere d’incontrare personaggi simpatici, era quello di apprendere dal forte calciatore, spesso allegro e con la lingua sciolta, le ultime notizie ‘segrete’ e le indiscrezioni dallo spogliatoio biancorosso, da trasmettere, poi, a sua insaputa, a Tuttosport. Saltuariamente, nei pomeriggi liberi dagli allenamenti, si univa al gruppo anche Walter Rossetti, a quei tempi capitano della Pro Vercelli che, pur abitando anche lui in via Sempione, nello stesso condominio dove io e Bosisio tenevamo casa, a poche centinaia di metri dalla sede di via Manzoni del Calcio Monza, non riuscì mai a vestire la maglia biancorossa. Il forte mediano, cresciuto all’oratorio pavoniano Artigianelli di piazza Diaz, fu solo tenace avversario in diversi epici scontri tra la squadra brianzola e quella piemontese.

 

La nuvoletta di fumo e l’incazzatura di Alfredo Magni

 

A proposito dei vizi di Tosetto, un giorno, in occasione di una trasferta in Emilia Romagna, il Monza si ritrovò in ritiro in un confortevolissimo hotel, immerso, per di più, in uno splendido parco, con alberi secolari. Al termine del frugale pranzo pre partita, Alfredo Magni si rivolse ai suoi giocatori: ‘’Ragazzi, prima di salire sul pullman per raggiungere lo stadio, io proporrei di uscire in mezzo al ‘verde’ per prendere una salutare boccata d’aria buona.’’. Tutti aderirono con piacere e s’incamminarono lungo il viale principale, gruppetto dei giocatori davanti, staff tecnico dietro. Ad un certo punto, l’attenzione del mister fu attratta da una nuvoletta di fumo alzatasi proprio sopra i suoi ragazzi. Ci volle poco al tecnico per scoprire l’arcano: il solito Tosetto aveva approfittato della situazione per accendere subito una sigaretta. Magni, imprecando verso il cielo, s’avventò come un’aquila sul giocatore, cercando di fargli capire la sciocchezza fatta, a poco più d’un paio d’ore dall’inizio della partita, e lo obbligò allo spegnimento immediato. Cosa puntualmente verificatasi, tra le risate generali e l’immancabile incazzatura del mister.

 

“Con Buriani e con Tosetto vinceremo lo scudetto!”

 

Nell’estate del 1977, Ugo Tosetto finì al Milan, insieme a Buriani, per la gioia dei tifosi rossoneri che, per l’occasione, coniarono subito uno slogan ad effetto: ‘’Con Buriani e con Tosetto vinceremo lo scudetto!’’. Gli uomini di Nils Liedholm e del presidente Felice Colombo, padre di Nicola Colombo, destinato a diventare, dopo alcuni decenni, Numero Uno e salvatore del Monza nel 2015, prima di cedere, dopo tre anni, la società a Silvio Berlusconi e ad Adriano Galliani, si classificarono, però, quarti in quella stagione. Così il ‘Keegan della Brianza’, a segno solo il 28 settembre 1977 in Coppa delle Coppe contro gli spagnoli del Betis Siviglia, dovette presto cambiare aria, approdando ad Avellino, sempre in sere A, per venti partite. Purtroppo, senza realizzare neppure una rete. Poi, ecco l’inevitabile suo declassamento, in varie squadre, compreso il Monza, nella stagione 1979/’80, dove, tornando dopo quattro anni, mise a segno un solo gol, in diciotto incontri disputati, facendo rimpiangere la sua prima esperienza con la maglia biancorossa, caratterizzata da ben 27 centri in 70 gare.

L’attuale vita da contadino per il vecchio “Stricker del calcio”

Terminata la carriera a 43 anni, con un ginocchio frantumato in uno scontro di gioco con un portiere avversario, ora Tosetto, sposato, con tre figli ed un nipote, dopo una breve parentesi da allenatore delle squadre giovanili della Solbiatese, fa il pensionato a Solbiate Arno, nel Varesotto, dove vive, e si diverte ad imitare i contadini del posto, coltivando alberi da frutto, facendo la legna nei boschi ed allevando anatre e galline.

 

A cura di Enzo Mauri.

 

Nella foto Caprotti: Tosetto in gol contro l’Ascoli nel 1977 allo stadio Sada.