
Storie Biancorosse – Fossati e Besana, bravura e humor a braccetto
I primi nomi dei personaggi, tra i più bravi e nello stesso tempo spassosi, che mi vengono alla mente, a proposito dei giornalisti sportivi monzesi mancati nel nuovo secolo, dopo decenni di onorato servizio per carta stampata e televisione, sono quelli rispettivamente di Giovanni Fossati e Giancarlo Besana. Insieme, i due, oltre a scrivere stupende pagine di cronache e racconti, riuscirono a mettere in scena ‘siparietti’ che ancora oggi, a distanza di parecchi anni, vengono considerati memorabili.
La storia de “Il Cittadino”
Giornale di orientamento cattolico, fondato nel lontano 2 settembre 1891, con il nome di Rivista Monzese e, dal 17 agosto 1899, divenuto Il Cittadino – Giornale di Monza e della Brianza, per poi assumere, definitivamente, la titolazione identificativa di Il Cittadino di Monza e Brianza, questo autorevole ‘foglio’ ha rappresentato, negli ultimi 140 anni, il bisettimanale di casa per eccellenza dei brianzoli. Il giornale aveva, storicamente, la sua redazione nel cuore della città, in via Zucchi, proprio a fianco della chiesa di Santa Maria degli Angeli e la tipografia, che stampava anche libri e manifesti vari, in via Moriggia, nei pressi del Ponte dei Leoni. Negli anni Cinquanta e Sessanta vantava, come direttore, un sacerdote laureato, tale Don Luigi Antonini, parroco della vicina parrocchia, uomo dotato di una incredibile cultura, di grande intelligenza ed umanità e di una spiccata capacità operativa, tanto da essere soprannominato ‘L’ingegnere di Dio’. Nel periodo epico, dopo l’ultima guerra, si trovarono a lavorare per Il Cittadino, tra varie corrispondenze con i più quotati quotidiani nazionali, anche Angelo Corbetta, Mario Perego, Giovanni Fossati, Enrico Camesasca e Giancarlo Nava, tutti esperti giornalisti di sport, con il Calcio Monza come fiore all’occhiello. Poi arrivarono i vari Giancarlo Besana, a più riprese, Mario Bonati, Angelo Longoni, Silvano Concari, Andrea Cittadini, Annamaria Colombo, Sergio Gianni, Antonello Sanvito, Fiorenzo Dosso, dal 2005 Diego Marturano e, dal 2006, Stefano Arosio, rimasto come responsabile della redazione Sport per più di 16 anni, prima di passare a Il Giornale, all’Agenzia d’informazioni ANSA ed al Fatto Quotidiano. Giovanni Fossati, abitava in un bel palazzone al ‘Cazzaniga’, quartiere scelto per la residenza anche dai colleghi Mario Perego (appartamento situato in via Beethoven, nello stesso condominio dello storico caporedattore de Il Cittadino), Angelo Corbetta, Lino Rocca e Giovanni Belingardi, quest’ultimo mancato nel 1993, a solo 45 anni. Magro, statura medio-bassa, vestito grigio, camicia e cravatta in ogni circostanza, occhi da brava persona, incorniciati da occhiali leggeri con bacchette finissime, Fossati fu, per almeno un decennio, tra gli anni ’60 e ‘70, corrispondente da Monza per le Agenzie di Stampa ANSA e Reuters e per i quotidiani Il Messaggero di Roma ed il Mattino di Napoli, occupandosi di tutto, in primis dei biancorossi. Ma, soprattutto, il noto giornalista locale, mancato, ottantenne, nel 2008, dopo una lunga e sofferta malattia, lavorò per più di cinquant’anni (esattamente 53) per Il Cittadino, restando legato al bisettimanale monzese sino agli ultimi giorni di vita, dopo aver raggiunto la qualifica di caporedattore. Il buon Giovanni sapeva offrire il meglio di sé commentando le partite del Monza. Gli aneddoti che lo riguardano non possono che essere, quindi, di matrice calcistica.
Una trasferta a Venezia molto complicata
Quando la squadra brianzola giocava nel vecchio stadio del Venezia, sull’isola di Sant’Elena, in laguna, il più delle volte era costretta a soccombere ai neroverdi, storicamente più attrezzati e forti, oltre che agevolati dal fattore campo (9 delle 13 sconfitte incassate contro i lagunari in Serie B dalla formazione biancorossa sono arrivate proprio in trasferta). Il titolo dell’articolo riguardante il resoconto della partita su Il Cittadino, alla fine, era quasi sempre lo stesso e già predisposto da tempo in redazione dal solerte Giovanni. Prendendo a prestito il verso iniziale di una celeberrima canzone del grande Charles Aznavour, la pagina sportiva non poteva che aprirsi con l’immancabile e, per la verità, poco originale scritta a caratteri cubitali ‘Com’è triste Venezia’. Solo per una sconfitta più cocente delle altre, con la compagine biancorossa precipitata di conseguenza nei bassifondi della classifica, il giornalista monzese scomodò, per una volta, Luchino Visconti ed il suo drammatico film con Silvana Mangano e Romolo Valli, osando un nuovo titolo ad effetto: ‘Morte a Venezia’. Un giorno infrasettimanale di primavera inoltrata di un non ben identificato anno, prima dell’avvento del nuovo secolo, essendo ormai imminente l’ennesima trasferta del Monza nel capoluogo veneto, Giovanni Fossati pensò d’inviare la domenica sull’isola di Sant’Elena il suo collaboratore più illustre, Giancarlo Besana, scuola Brera e volto noto della televisione, prima sull’emittente locale TRMB, poi, su Telelombardia, e, quindi, su Italia 1 della Fininvest. Il ‘Gianca’ accettò l’incarico senza fiatare, dimenticandosi, però, che il sabato sera, non tante ore prima dell’incontro calcistico in questione, aveva programmato una festa danzante con amici, destinata a finire tardi, presumibilmente al mattino.
Difetti di… comunicazione
Morale della favola, alle 11 della domenica, Fossati chiama dal suo telefono di casa Besana, munito di uno dei primi cellulari in commercio e che immaginava già arrivato in laguna: “Ciao Giancarlo, com’è il tempo?” domanda giusto per rompere il giaccio il più anziano giornalista. ‘’. “Buono per questa stagione!” risponde sorpreso il collega. “Ma c’è il sole lì?” chiede ancora Fossati. “Sì’, almeno credo” ribatte un sempre più stralunato Besana. “Fa tanto caldo?” insiste l’autore della chiamata. “Come a casa tua!” sbotta, sbadigliando, l’amico. “Ma non sei al mare?” cerca infine di sapere l’indispettito Giovanni. “No Giuan, sono a letto, nella mia abitazione, non lontano da te” conclude l’assonnato interlocutore. ’’. Lapidario il commento dell’incredulo caporedattore de Il Cittadino: “Giancarlo, ta see el solit caval matt!’’. Tralascio di riportare qui le successive parole pronunciate da Monza dall’irato Fossati, riferendovi solo che il ‘Gianca’ fu costretto a togliersi immediatamente il pigiama, vestirsi di corsa, senza neppure lavarsi la faccia e proiettarsi in autostrada con la sua auto, in direzione Venezia. Raggiunto a ‘manetta’ lo stadio, Besana riuscì, accaldato e stravolto, a prendere posto in tribuna stampa solo a inizio ripresa dell’incontro, dovendosi far raccontare le principali azioni del primo tempo dai colleghi, arrivati tutti puntuali al fischio d’inizio.
Enzo Mauri
(Fine prima parte)
Nella foto: i giornalisti Enzo Mauri, a sinistra, e Giancarlo Besana. (Foto per gentile concessione di E. Mauri)