
Silvio: non solo soldi, ma anche testa (e idee…)
Nella “caccia” al colpevole di questa disastrosa annata biancorossa, Adriano Galliani ha avuto da parte dei tifosi diverse “nomination”. In prima fila, sul banco degli imputati, ci sono ovviamente Marina e Pier Silvio Berlusconi, accusati di aver distrutto in pochi mesi il giocattolino creato e voluto dal loro celebre papà Silvio. Ma una larga fetta di tifosi monzesi non ha risparmiato l’ottantenne senatore, adducendo al fatto che “senza i soldi” del Cavaliere anche uno come Galliani è diventato un comune mortale con annessi errori e omissioni. Vero che nessuno è perfetto (attenuanti generiche), vero altresì che Silvio Berlusconi non è stato un vincente solo grazie ai soldi. Lo è stato anche e soprattutto grazie alla forza delle idee, della lungimiranza e della competenza. Per Galliani, il Cavaliere è sempre stato come un fratello maggiore fin dai tempi di Tele Milano e dei grandi progetti che in breve tempo avrebbero fatto nascere Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Il fortunato connubio è proseguito con l’epopea Milan: tanti investimenti ma anche acume, fiuto, rapacità (sì, anche quella…) e il preziosissimo contributo di un dirigente del calibro di Ariedo Braida. Galliani non ha brillato solo di luce riflessa, ma anche della propria, perché c’era un gruppo di persone dalle tante virtù oltre al denaro.
La solitudine di Galliani
Dulcis in fundo, l’epopea (breve, ahinoi, troppo breve!) Monza. Soldi, investimenti, entusiasmo, fiuto, acume, un bellissimo film già visto a Milano sponda rossonera. Ma il 12 giugno di due anni fa la bella favola è finita, e senza lieto fine. Silvio Berlusconi ha lasciato la vita terrena, e improvvisamente anche i “super poteri” di Galliani sono finiti, così come sono finiti i soldi (e le idee) per poter far proseguire la bella favola. Il prode Adriano si è trovato solo, come chi fa da spalla all’attore principale che di colpo passa a miglior vita, come un Mauro Repetto qualsiasi nel momento in cui Max Pezzali ha capito che avrebbe avuto un grande successo anche senza il biondo saltimbanco. Ora, lungi da noi pensare che Galliani in tutto questo campionario di pochezza e mediocrità non abbia colpa alcuna, tuttavia la realtà che ci si spalanca davanti agli occhi è quella di una società che senza il suo “mentore” è diventata l’ingombrante fardello di Fininvest. E proprio alla luce di quanto sopraesposto ci sentiamo di rivolgere un ulteriore appello al Senatore, dopo quello di confrontarsi con la tifoseria: si lasci affondare insieme al vascello Monza, come farebbe qualsiasi buon capitano, poi si faccia da parte una volta per tutte, affrancandosi in modo netto e definitivo da coloro hanno permesso, in modo vergognosamente colpevole, tutto questo.
Gianni Santoro
Nella foto: Berlusconi e Galliani allo stadio Brianteo nel 1988.