
Nick Dicuonzo, da musicista e fotografo ad arbitro al “Sada” (2a parte)
Con Gianfranco Santi, il dinamico Nick Dicuonzo iniziò a frequentare assiduamente (oltre che la pista di hockey ai Boschetti reali, l’Autodromo e la palestra Forti e Liberi), anche il vecchio stadio ‘Sada’, facendo un’infinità di scatti nelle partite di campionato di Serie B e C del Monza e diventando ben presto accanito tifoso dei biancorossi. ‘’Mi recavo allo stadio a piedi, da casa mia, in centro città – ricorda ancora il buon Dicuonzo – stringendo nella mano destra un pesante borsone contenente macchine fotografiche, teleobiettivi e rullini. Spesso, prendendo posto sul pullman riservato ai ‘Fedelissimi biancorossi’, andavo pure in trasferta. Alla partenza da Monza promettevo al presidente Beretta una serie di fotografie della partita che ci apprestavamo a seguire e lui, ben contento di poter disporre del materiale da inserire nelle pagine de ‘Il fedelissimo’, giornalino ufficiale del gruppo diretto da Pierantonio Montrasio e in distribuzione gratuita la domenica seguente al ‘Sada’, mi concedeva il passaggio sul mezzo prenotato senza farmi pagare nulla. Siamo stati negli stadi più lontani, dal nord al sud d’Italia, da Bolzano a Lecce. Poi, con il trascorrere del tempo, sono diventato il fotografo ufficiale dei ‘Fedelissimi biancorossi’.
Dalla ‘debacle’ di Venezia al trionfo nella partita Monza-Belluno, con la Rolleiflex in mano
Un giorno a Venezia mi trovai a scattare le foto sotto un diluvio universale e con un’oscurità pazzesca. Con queste condizioni ambientali avverse sbagliai clamorosamente l’apertura del diaframma della mia macchina fotografica e, alla fine, una volta tornato a casa a sviluppare i vari rullini, riuscii a salvare non più di quattro stampe e neppure significative dell’incontro. Quella volta Gianfranco Santi, per il quale avevo svolto il servizio, s’arrabbiò come una bestia, non perdonandomi se non trascorse lunghe settimane il fallimentare risultato, conseguito dopo un viaggio complessivo di quasi 600 chilometri. Trovai però il modo di rifarmi il 1° giugno 1975 (in un’altra giornata piovosa…) in occasione di Monza-Belluno in serie C, gara vinta dai padroni di casa 3-0. Durante l’incontro scattai infatti una bellissima foto artistica con riprodotta, in uno strano gioco di luci, una strepitosa parata dell’estremo difensore ospite Zamparo, allungatosi in orizzontale per deviare, con la punta delle dita di una mano, la palla in angolo. La relativa stampa fu pubblicata da diversi giornali, compresa La Gazzetta dello Sport che, successivamente, la considerò meritevole del primo premio in un concorso fotografico organizzato a Milano dallo stesso editore del popolare quotidiano sportivo.’’. Custode durante la giornata presso la Scuola Primaria Edmondo De Amicis, reporter per la città nel tempo libero e al ‘Sada’ la domenica delle partite casalinghe del Monza, musicista di sera nei night e in altri locali pubblici della penisola, con chiara predilezione per le sortite in Brianza e nel milanese, ‘Nick’ Dicuonzo è sempre stato anche un grande sportivo. Lo si ricorda calciatore, boxeur, judoka (cintura nera con il titolo di campione d’Italia), ciclista e, persino, per poco tempo, giocatore di baseball, al fianco del non più giovanissimo ‘Nando’ Ambrosini, compianto titolare, per decenni, dell’omonimo bar monzese in piazza Carducci.
Arbitro di Coppa Italia e guardalinee di Agnolin in serie A
Ma, soprattutto, il buon Raffaele fu arbitro, prima di calcio, poi di boxe. Tesserato A.I.A. (Associazione Italiana Arbitri) dal 1975, Dicuonzo arrivò anche a dirigere diverse partite della Coppa Italia e ‘amichevoli’ di grande richiamo, come Milan-Inter a San Siro, e a scendere in campo, per incontri di Serie A, nelle vesti di guardalinee di Luigi Agnolin. Collaborò attivamente anche con altrettanto celebri direttori di gara, quali Paolo Casarin e Sergio Gonella. A fine anni Settanta ‘Nick’ era stato costretto a interrompere l’attività per una radiazione a vita, decretata dall’A.I.A. a seguito di un focoso e manesco diverbio avvenuto negli spogliatoi con un commissario arbitrale al termine di una partita del campionato Interregionale. Oggetto del contendere: l’annullamento, da parte del direttore di gara monzese, di un gol per fuorigioco, giudicato da quest’ultimo inesistente. Seppure per nulla pentito del gesto (un pugno da k.o. al mento del contestatore, sfacciatamente di parte e in malafede), l’irriducibile Dicuonzo, grazie ad un’amnistia sportiva, nel 1982 ebbe quindi giustizia e poté tornare a svolgere il sua tanto amato lavoro con il fischietto in bocca. ‘’Come ciclista – ci spiega Dicuonzo – non posso poi non raccontare le epiche gesta mie ma, soprattutto, dei giocatori e massaggiatori biancorossi, impegnati a metà anni Settanta, sulla pista dell’Autodromo, con le classiche due ruote, per un simpatico evento organizzato proprio dall’AC Monza. Sotto una pioggia torrenziale, io, Giancarlo Sala e Marco Viganò, con Tosetto, Buriani, Sanseverino e altri calciatori, portammo a termine la gara, imperniata su una decina di giri del classico percorso monzese. Ad attenderci all’arrivo, inzuppati d’acqua e sventolando la classica bandiera a scacchi, si presentarono l’allenatore Alfredo Magni, il direttore sportivo Giorgio Vitali e il segretario Sergio Sacchero, tutti protesi in avanti sulla linea del traguardo e increduli, a complimentarsi con noi, con grandi abbracci. Poi, tutti stanchi e infreddoliti, finimmo ad Arcore, ai tavoli del ristorante Sant’Eustorgio, per la simbolica premiazione, tra piatti di risotto con la luganega e sfrenati canti.
Per quanto riguarda la musica, ho studiato le note fin da ragazzo quando, in compagnia di mio padre, ascoltavo brani di Benny Carter e Phil Wood, l’orchestra di Duke Ellington e le melodie magiche di Benny Goodmann e Cole Porter. Quattordicenne, comprai a cambiali il primo dei miei quattro sax, tra cui un ‘Kings White’ in argento, oro e ottone del ’23, costatomi ben tredici milioni delle vecchie lire. Negli anni Sessanta, riuscii poi a creare una band dal nome piuttosto curioso, ‘I Panna e Fragola’, in onore del tastierista che, con la sua famiglia, gestiva una gelateria e ci metteva a disposizione la cantina della sua casa per fare le prove. Io, che prediligevo il pop melodico e il jazz, suonavo (come del resto faccio ora), il sax, non disdegnando affatto pure le tastiere. Ho all’attivo anche 13 dischi, per lo più cover di autori famosi. Alcuni miei brani furono ripresi da grandi artisti. Sono stato amico di Nicola Arigliano, Fred Bongusto, Bruno Martino, Franco Califano, Paolo Conte, Peppino di Capri, Dino Siani e di tutti i componenti della famiglia del grande Mino Reitano. Alle Isole Tremiti ho suonato il sax persino in occasione di due concerti di Lucio Dalla, guadagnando due milioni delle vecchie lire, uno per serata.’’.
(Fine seconda parte)
Enzo Mauri