
Monza è diventata l’isola infelice…
Sono stato un modestissimo giocatore nelle serie minori, le più infime del calcio italiano, tra campi di patate e spogliatoi fatiscenti in cui a gennaio ti congelavi anche i peli se non avevi l’accortezza di cambiarti in pochissimi secondi. Ho anche allenato dei ragazzi perché il calcio è sempre stata tra le mie passioni più grandi e se c’è una cosa una che ha sempre accomunato tutto il mio percorso da modestissimo “calciatore” è la classica frase pre-gara: “Decisi, concentrati, aggressivi da subito…“. Tutto questo ancor più accentuato quando in ballo c’era una promozione in Prima Categoria o un posto nei play-out per non scendere in Seconda. Mi permetto pertanto di dare un consiglio al mister Campione del mondo e di tutto Sandro Nesta, non che ne abbia bisogno sia chiaro, ma il calcio poi è lo stesso sia che si giochi in periferia in Brianza, sia che si giochi negli stadi più grandi e belli del pianeta: lavori sulla testa dei ragazzi, sull’approccio, almeno dei primi 5 minuti, perché beccare gol ad ogni partita prima ancora di essere entrati in campo, francamente è un problema enorme! Il Monza va sotto subito, come con l’Udinese, in parte come nel derby con il Como, e anche questa volta con gran fatica riesce a pareggiare. Poi chiaro, o si pareggia perché il gol ce lo regalano o perché ci danno un rigore, mediamente va così, perché di segnare noi non ci riesce quasi mai praticamente nonostante gli sforzi, nonostante l’impegno dopo essere passati in svantaggio, nonostante tutte le mezze punte e presunti fantasisti che dovremmo avere che saltano l’uomo solo in rarissimi casi di allineamento dei pianeti. E infatti Mariani e il Var si inventano fuori area un fallo di mano che a occhio è dentro di due metri e il Monza il secondo pareggio non lo trova anzi, non lo avrebbe trovato nemmeno se avesse giocato per due settimane consecutive allo Stadio Via del Mare.
Monza malato irreversibile?
A parte le battute, da ridere ormai c’è ben poco; ricordo ancora quando scrissi che il Monza sconfitto con il Genoa avrebbe fatto una gran fatica a salvarsi e i commenti parlarono subito di disfattismo, di negatività. Oggi il Monza è una squadra al lumicino, è attaccata simbolicamente ad un respiratore con una società dichiaratamente disinteressata e una rosa composta da ragazzi che sembrano cercare invano di capire quale sarà il loro futuro a breve termine, siamo più vicini a staccare la spina che al miracolo. L’aggravante è l’allenatore che francamente ormai non pare davvero più essere in grado di dare alcuno stimolo, alcuna carica ad un gruppo di giocatori che in alcuni casi ha un sacco di limiti e che in altri comincia a non crederci nemmeno più e che per salvarsi dovrebbe vincere sicuramente le prossime due partite e fare almeno 20 punti nel girone di ritorno, miracolo, questo sì, per una squadra che ha vinto una partita in un girone. Lodevole sempre l’appoggio senza appello della Curva nei confronti dei giocatori anche in queste settimane quando in altre piazze dopo 3 sconfitte si passa subito alla contestazione, però oggettivamente ora forse è il caso di rendersi conto che sostegno o no questa squadra va alla deriva e l’unica scossa che si può dare, oltre a una società presente e che ci tenga davvero alle sorti del Monza, sarebbe quella di cambiare allenatore e sperare che qualcuno riesca ad estrarre “il sangue dalle rape” cercando di rivitalizzare una squadra che di luce ne ha davvero poca. E’ Natale in fondo, è tempo di essere più buoni, di credere nei miracoli, forse è l’unico modo per vedere ancora qualcosa di positivo in questa stagione.
Lorenzo Titaro