Mimmo e Tagliabue, due super medici biancorossi (Prima parte)

Il medico ufficiale più amato e popolare del Calcio Monza, senza voler far torto a tanti altri suoi bravi colleghi, a partire da Claudio Locatelli, è stato, senza dubbio, alla fine degli anni Settanta, il dottor Raffaele Mimmo, internista, specializzato in medicina generale, con laurea conseguita in Medicina e Chirurgia nel 1972 presso l’Università degli Studi di Pisa. Aveva il suo laboratorio storico in città, in via Appiani, ad un tiro di schioppo dal Bar Varisco, sede del club di tifosi ‘Fedelissimi biancorossi’, situata all’angolo tra la via Manzoni e la via Zucchi. Presidente del signorile gruppo, più intellettuale e pacato del concorrente ‘Monza Club’, era  il cartolaio Beretta, meglio conosciuto in città come ‘Registri Buffetti’. Nella stagione 1978/’79, quella culminata per il Monza con lo spareggio di Bologna per la promozione in Serie A, perso 2-0 contro il Pescara di Angelillo, il professionista monzese, di non alta statura ma piuttosto robusto, dai capelli folti e lisci, con scuri baffi pronunciati in un volto simpaticamente tondo, figurava come medico sociale, al fianco del collega Salvatore Castellano. Erano gli anni dei giocatori  Marconcini, Anquilletti, Beruatto, Blangero, Lorini, Stanzione, Monelli, Penzo, Ronco e Silva, con presidente Giovanni Cappelletti, direttore sportivo Livio Ghioni, segretario generale Sergio Sacchero, allenatore Alfredo Magni e massaggiatori Giancarlo Sala e Marco Viganò.

 

Le serate televisive al Bar Varisco, sede del club “Fedelissimi biancorossi”

 

Raffaele Mimmo era, tra l’altro, medico personale di Emilio Varisco, proprietario del bar dove, il lunedì o il martedì sera seguente le trasferte del Monza, si radunavano gli iscritti del club ‘Fedelissimi biancorossi’ per vedere alla televisione la partita registrata dei biancorossi. Qualche volta, se gli orari professionali glielo permettevano, attraversava, dal suo studio, il vicino incrocio semaforico, per essere, pure lui, presente all’incontro e scambiare quattro chiacchiere con i tifosi. La sala del locale, per le ore 21, si trasformava e i tavoli, di solito adibiti per il gioco delle carte (la Scala 40, con le abituali piccole somme in denaro fornite dai perdenti ai vincitori, teneva pressoché sempre banco) venivano avvicinati alle pareti per far posto, centralmente, alle file di sedie, destinate ai telespettatori. Un piccolo televisore quadrato con bordi in legno e vistose manopole rotonde alla base, era issato sopra una serie di cubi, appositamente sistemati in verticale e coperti da tovaglie, nel bel mezzo della parete di fondo, per facilitare la visione, in bianco e nero e dal basso, dei numerosi sportivi accorsi e seduti con il naso all’insù. Le riprese, effettuate, normalmente, poco più di 24 ore prima dell’inizio della serata, erano sempre garantite dagli uomini dello Studio fotografico Santi, diventati, con il trascorrere del tempo, veri amici dei tifosi, habitué del locale. La coppia di vertice del club ‘Fedelissimi biancorossi’ Beretta-Montrasio coordinava, poi, in loco, lo svolgimento dell’evento TV. Il secondo dei due, pure lui negoziante, seppure non di penne e quaderni, come l’amico, bensì di pregiati articoli casalinghi di vetro e di pura porcellana, con invitante bottega a metà della centralissima via Carlo Alberto, amava follemente due cose: le partite del Monza e le corse dei cavalli, non tanto per la forza e la possanza espressa dai quadrupedi in gara nei vari ippodromi, bensì per le relative scommesse da poter tranquillamente fare a pochi passi da casa. Con la massima originalità, senza scomporsi, il simpatico Montrasio, nelle ore mattutine delle prime messe in settimana e pure in quelle serali del sabato e della domenica, alternava la sua presenza tra la vicina chiesa di Santa Maria al Carrobiolo, dove, in veste di improvvisato sacrista, dava una mano ai Barnabiti nella celebrazione delle funzioni, alla Sala Corse in via Mauri, davanti al Bar Capitol, sempre con il portafoglio in mano. Inutile dire che il rinomato negozio, un tempo, tanto frequentato dalle donne di ogni età, non ebbe ulteriore vita lunga garantita, anche a causa della discontinua e svagata applicazione del poliedrico proprietario. ‘Nick’ Dicuonzo, reporter ufficiale dei ‘Fedelissimi’, approfittava sempre di queste affollatissime serate al Bar Varisco per proporre ai presenti, in anteprima, le sue stampe delle fasi salienti dell’ultima gara giocata dal Monza. Da qui, nascevano, poi, infinite discussioni, destinate a protrarsi nel locale pubblico fin dopo mezzanotte.

 

Il dottor Mimmo anche medico della mutua di Nick Dicuonzo, fotografo dei “Fedelissimi”

 

A proposito del conosciutissimo fotografo in questione, c’è da aggiungere che anche lui aveva, pur come medico della mutua, il dottor Mimmo per le assistenze sanitarie. ‘’Andavo dall’amico Raffaele, nel suo studio di via Appiani, a volte solo, spesso, con i vari componenti della mia famiglia – ci racconta il simpatico ‘Nick’ – e lui mi accoglieva, in ogni occasione, con un immancabile sorriso. Neppure il tempo di spiegargli  il motivo della visita e la descrizione dei malanni fisici accusati, che il discorso finiva sul Monza. Mi chiedeva, subito, un mio giudizio, da bordo campo, sulla prestazione dei biancorossi nell’ultimo incontro disputato. Se avanzavo delle perplessità, mi invitava ad essere meno severo con i giocatori, garantendo la loro ottima condizione fisica, anche in mancanza di riscontri pratici nel gioco o nei risultati. E’ sempre stata una persona positiva, un ottimista nato! Adesso il dottor Mimmo, pur continuando a visitare pazienti con un buon ritmo, non è più medico della mutua, come una volta. Per farsi curare da lui, bisogna accedere privatamente e pagando la parcella fissa. Devo confessare che, per pure ragioni economiche, non lo vedo più spesso, come quando lui era alle dipendenze del Calcio Monza!’’. 

 

Il professor Tagliabue dal calcio allo sci, al seguito della mitica “Valanga azzurra”

 

Se, si vuole, però, risalire al dottore biancorosso più qualificato, di fama internazionale, non si può non citare il professor Danilo Tagliabue, il padre della disciplina medica legata allo studio ed alla cura delle lesioni traumatiche causate da attività sportive alle ginocchia ed alle spalle, nato a Monza l’11 aprile 1931, laureatosi a Pavia nel 1958, libero docente di Ortopedia e Traumatologia all’Università di Roma a solo 32 anni, luminare del ‘Gaetano Pini’ di Milano e, successivamente, dal 1970 al 1998, primario di Ortopedia e Traumatologia presso l’azienda ospedaliera pubblica Ospedali Riuniti di Bergamo e l’Istituto Ortopedico ‘Matteo Rota’. Durante questo lungo periodo, sviluppando tutte le nuove metodologie del settore e con la bellezza di 21.000 interventi certificati in sala operatoria, l’illustre cittadino brianzolo divenne uno dei chirurghi ortopedici più qualificati d’Italia e conosciuti all’estero. Tra i suoi pazienti più noti, figurano i calciatori Gigi Riva, Giacinto Facchetti, Marco Van Basten, Ruud Gullit, Christian Vieri e Filippo Inzaghi, i ciclisti Felice Gimondi,  Moreno Argentin e Pavel Tonkow, gli sciatori Gustav Thoeni, Piero Gros, Alberto Tomba, Michail Mair e Christian Ghedina, le atlete Gabriella Dorio e Marisa Masullo ed, infine, Giacomo Agostini, il motociclista più titolato nella storia del Motomondiale, con quindici campionati iridati conquistati. Il professor Tagliabue, insignito nel 1984 con il prestigioso ‘Premio Madonnina’, riconoscimento internazionale per i suoi meriti chirurgici, fu anche il medico ufficiale della mitica ‘Valanga azzurra’, la Nazionale di sci alpino vittoriosa a ripetizione dalle Olimpiadi ai ‘Mondiali’, dalla Coppa del Mondo alla Coppa Europa.

 

(Fine prima parte)

 

Enzo Mauri

 

Nella foto Dicuonzo: il dottor Mimmo insieme a Stanzione e Motta a Como nella stagione 1979/80, gara terminata 1-1.