
Massimo Silva: 45 anni fa, quel rigore maledetto…
Nei 112 anni di storia dell’A.C. Monza c’è uno spartiacque ben definito, drammaticamente netto.
17 giugno 1979, la squadra biancorossa, in piena lotta per la serie A, sta perdendo in casa con il Lecce, è la penultima giornata del campionato. Al minuto 76 l’arbitro Terpin (una direzione di gara ampiamente insufficiente, tanto che la Gazzetta gli assegnò un 4 in pagella…) fischia un calcio di rigore per il Monza. Il Pescara sta vincendo 3-0 contro la Pistoiese e se realizzato, quel rigore consentirebbe ai brianzoli di mantenere un punto di vantaggio sugli abruzzesi in vista dell’ultima giornata. Sarebbe ancora tutto da decidere, ma quell’eventuale pareggio avrebbe nel morale della squadra monzese un peso specifico dal valore immenso. Il rigorista designato è Massimo Silva, la palla scotta come una sfera di fuoco, sullo stadio Sada scende un silenzio spettrale. Il portiere leccese Vannucci si muove con leggero anticipo, finta il tuffo a destra, Silva abbocca e calcia sull’altro angolo ma il tiro è abbastanza centrale, l’estremo difensore salentino respinge la conclusione e sulla ribattuta Penzo non riesce a ribadire in gol perché disturbato nell’azione da un avversario. Da quel momento, il Silva gol beniamino della tifoseria diventa una sorta di “traditore”, anche perché dopo qualche settimana l’attaccante viene acquistato proprio da quel Pescara promosso in serie A dopo il drammatico spareggio a Bologna.
“Ho segnato 30 gol in due stagioni, la gente questo non se lo ricorda…”
“Non ci ho dormito per un’infinità di notti” confessa Silva, che oggi ha 73 anni. “Credo sia capitato anche a uno come Roberto Baggio (Mondiali del 1994 NdR), ma come dice la canzone di Francesco De Gregori, non si può avere paura di tirare un calcio di rigore, la gente purtroppo ricorda le cose brutte ma io a Monza ho fatto 30 gol in campionato in due stagioni. Potevo salire in serie A con la squadra biancorossa, avevo la famiglia e i miei affetti a Milano, a pochi chilometri da Monza.” Già, la gente spesso ha la memoria corta. Con i suoi gol, Silva in quel finale di stagione spinse il Monza a un passo dal paradiso: doppietta contro la Sampdoria, poi gol vittoria in casa contro il Foggia e un’altra zampata vincente a Brescia alla terz’ultima giornata. Gol pesantissimi, ma nella mente dei tifosi purtroppo resta solo quella “macchia”, quel rigore che poteva regalare al Monza un pareggio preziosissimo anche se non decisivo ai fini della promozione.
Che ricordi ha della sua esperienza in Brianza?
“Eravamo una squadra molto forte e giocavamo un calcio bello da vedere. Nel secondo anno ho formato con Domenico Penzo una coppia d’attacco molto prolifica (27 gol in due, N.d.R.), io rispetto al mio compagno ero più dinamico e spaziavo sul campo, lui era il tipico centravanti di quei tempi, forza fisica e senso del gol.”
E che sensazione provava nel giocare allo stadio Sada?
“Lo stadio era piccolo ma la gente assiepata sugli spalti a ridosso del campo ci dava una forte carica. Ricordo che c’erano tanti alberi vicino alle gradinate, in maggio a causa dei pioppi bianchi sembrava nevicasse!”
Gianni Santoro
Foto: Il Cittadino – Caprotti