Melonari firma l’unica vittoria contro il Milan

A cura di Enzo Mauri

 

Nato il 6 maggio 1938 a Falconara Marittima, cittadina marchigiana della provincia di Ancona, Mariano Melonari ancora oggi è ricordato a Monza come lo spumeggiante e tosto capitano della squadra biancorossa della parte centrale degli anni Sessanta. Giocatore dal nome di battesimo non proprio comune, tanto che tutti, in Brianza, preferivano chiamarlo ‘Melo’, senza troppa fantasia, ma con una dizione indubbiamente più rapida ed incisiva, era un ottimo mediano dai piedi buoni e dal cervello fino, apprezzabile pure come grintoso centrocampista di destra.

 

L’arrivo a Monza

 

Approdò a Monza nel 1960, per disputare ben sei campionati di fila di Serie B, totalizzando 126 presenze in campo e 17 reti segnate. Dal 1964 al 1966, si schierò sempre in campo con la fascia da capitano al braccio, prima per volere del mister Vittorio Malagoli, poi del collega Vincenzo Rigamonti, subentrato a quest’ultimo alla trentaduesima giornata del campionato 1964-1965.

 

In precedenza, nel 1955, “Melo”, dinamico diciassettenne, aveva debuttato con la Falconarese in Promozione, per poi passare a fine stagione, per un biennio, prima al Molfetta (38 cartellini timbrati e 5 gol fatti) e, quindi, al Messina, in Serie B, con 18 gare in più disputate, ma una rete in meno realizzata.

 

Dopo la lunga e proficua carriera in maglia biancorossa, Melonari disputò due campionati di serie C con il Marzotto Valdagno (1966-1968) con 49 presenze e 4 palloni messi in fondo al sacco, due di ‘D’ e con la Pro Sesto (1968-1970) con nove partecipazioni dal primo minuto e due marcature in più.

 

Il ritiro

Smise di giocare nel 1971, dopo aver disputato l’intero campionato di Promozione con la Vimercatese, ad una decina di chilometri dal vecchio e glorioso Sada, che lo aveva visto primo attore per un fantastico sessennio. Nel Monza, giocò, tra gli altri, con Luciano Castellini, Santino Ciceri, Eugenio Bersellini, Giuseppe Ferrero, Livio Ghioni, Giancarlo Prato, Uderico Sacchella, Claudio Sala, Remo Vigni, Guido Vivarelli, Franco Fontana e, persino, con il mitico Alfredo Magni.

 

Nella sua penultima stagione con la maglia biancorossa, in Serie B, disputò 38 incontri, segnando 8 gol e mettendo, così, in mostra ancora una volta pure la sua indiscussa abilità nel finalizzare le azioni offensive.

 

L’ultima annata (torneo 1965/’66), fu, invece, disastrosa, con soli due centri nelle 30 presenze in campionato, ma, soprattutto, dovendosi muovere in mezzo a tanti problemi societari.

 

Dopo dieci anni di onorata presidenza, tra lo stupore e l’amarezza dei tifosi di casa, Claudio Sada, titolare dell’industria alimentare Simmenthal ed artefice della nota ed originale sponsorizzazione tra la squadra di calcio brianzola e la popolare carne in scatola, lascia inderogabilmente l’incarico. Ai vertici subentra così un comitato di reggenza che, a torneo iniziato da qualche turno, elegge il nuovo presidente nella persona del geometra Enzo Radaelli.

 

Con l’allenatore Vincenzo Rigamonti, Santino Ciceri diventa il portiere titolare della formazione biancorossa, Claudio Sala, ‘il poeta del gol’, preferito a Romano Taccola, passa dalle ‘giovanili’ biancorosse alla prima squadra, mentre il difensore Bruno Giovannini dal Fanfulla, il centrocampista Dario Cavallito dalla Spal ed il giovane attaccante Ghio dalla Sampdoria rappresentano i nuovi acquisti della società brianzola.

 

La stagione del Monza parte discretamente bene, con un girone d’andata chiuso, dopo 19 partite, a metà classifica, a quota 18. Ma è il girone di ritorno a far paura, con una serie di risultati negativi. A due giornate dal termine del torneo, in piena zona retrocessione, dopo 5 sconfitte consecutive, il nuovo presidente decide di cambiare l’allenatore e di offrire la panchina a Bruno Dazzi.

 

Quest’ultimo riesce a strappare due tiratissimi pareggi in entrambe le ultime gare del campionato, ma non a compiere il miracolo della salvezza ed evitare così alla squadra biancorossa, con Remo Vigni miglior marcatore stagionale con 10 reti, di precipitare in Serie C.

 

Da notare che, all’ inizio di stagione, la compagine di Vincenzo Rigamonti era stata anche estromessa dalla Coppa Italia, al primo turno per opera della Pro Patria. Sempre nel 1965, avviene pure l’intitolazione dello stadio monzese a Gino Alfonso Sada.

 

Un cambio notevole

 

Così, dopo onorevoli decenni, il 3 dicembre, con una sentita celebrazione, l’impianto cambia nome ed il ‘Città di Monza’ cessa di esistere. Mariano Melonari, fisico ben messo, statura alta, capelli lisci e corti castano chiaro, elegante, parlantina facile, era considerato ‘il bello del Monza’, osservato speciale di tante ragazzine brianzole. Per anni ha guidato una Volkswagen 1600 Tipo 3 di colore avorio chiaro, una berlina sportiva piuttosto originale della Casa automobilistica tedesca, che non passava certo inosservata tra i parecchi Maggiolini e Maggioloni in circolazione allora. La si vedeva spesso parcheggiata nel quartiere San Biagio, in via Sempione, davanti al negozio ‘Bosy Sport’ di Dino Bosisio, che, in uno scantinato della retrostante corte della casa di ringhiera, gli faceva artigianalmente le scarpette su misura, come del resto anche a tutti gli altri giocatori biancorossi ed a campioni del calibro di Gigi Riva e Giacinto Facchetti.

 

Lui, del resto, abitava in via Stelvio, al numero civico 9, ad un centinaio di metri dall’improvvisato e casereccio laboratorio calzaturiero e nello stesso condominio dove viveva e vive tuttora, il dinamico ed intraprendente Mario Confalonieri, classe 1933, per trent’anni responsabile della sicurezza allo stadio per il Calcio Monza.

 

La seconda puntata uscirà a breve…

 

Foto: Caprotti

 

Enzo Mauri