Magni: una vita a tinte biancorosse

A cura di Enzo Mauri

E’ nato a Missaglia, nel cuore della Brianza, il 7 febbraio 1940, ma Alfredo Magni, 175 centimetri d’altezza e 72 chilogrammi di peso forma, parlando di sport, non può che essere visceralmente collegato, da più di un sessantennio, ai monzesi amanti del football e, soprattutto, al Calcio Monza.

 

 

Nella città di Teodolinda, tutti gli sportivi gli hanno voluto e gli vogliono ancora adesso un gran bene, anche se, ai tempi del suo ritorno sulla panchina biancorossa dopo le mancate promozioni in Serie A, qualcuno non mancava mai di rimproverarlo per il gioco a volte troppo difensivistico dei suoi ragazzi. In effetti, il motto da lui coniato, quando ancora le vittorie venivano premiate con i due punti in classifica (al posto dei classici tre adottati a partire da metà degli anni Novanta), è sempre stato ’Importante è muovere la classifica!’, in modo particolare, per giustificare i pareggi conseguiti contro formazioni all’apparenza più deboli di quella brianzola. Avendo sempre avuto lui, da giocatore, un ruolo da difensore puro in squadra, una certa giustificazione su questo aspetto di gioco da proporre poteva, però, apparire fin troppo scontata. Un tifoso del Monza, suo grande estimatore, sul finire degli anni Settanta, arrivò al punto di correggere, con una bomboletta spray in centro città, sulla classica targa rettangolare in pietra grigia, il nome della via Giuseppe Missori, dove abitava il presidente Giovanni Cappelletti, ad una cinquantina di metri dalla sede biancorossa di via Manzoni, in via Alfredo Magni.

 

 

Ben spiccate le sue note distintive: sempre molto elegante, spesso in giacca e cravatta, portamento da vero signore, fisico atletico, gran competente di football, piacevole nei suoi racconti, come nelle battute, pacatamente offerte in un simpatico mix di lingua italiana e forma dialettale. A volte, un pochino permalosetto; generoso di natura, pur con una punta di presunzione e di immancabile vena polemica nel suo modo di porsi.

 

 

Fin troppo ossessivo, per alcuni, nel difendere a spada tratta le proprie tesi calcistiche, Magni, ancora oggi, è un tifoso immancabile alle partite dell’U-Power Stadium, dove spesso si reca accompagnato da alcuni suoi ex giocatori più affezionati.

Per più di un decennio, agli inizi del nuovo secolo, lo si poteva notare nella tribuna principale, seduto nella prima fila di sinistra sotto l’ingresso dalle scalinate di servizio, sempre accanto agli amici giornalisti Giancarlo Besana e Marco Tosoni ed allo storico esponente del Monza Club Patrizio Garbo.

 

Una vita biancorossa

 

A Missaglia, piccolo comune della Brianza lecchese, Magni, 83 anni portati alla grande, è da sempre un personaggio. Conosciuta e frequentatissima anche la sua cartoleria con rivendita di giornali in centro paese, vicino al rinomato Bar-Pasticceria Comi, tempio delle torte e del cioccolato, con la gestione del negozio curata prevalentemente dalla moglie Gabriella e da altri famigliari.

 

Lui, giustamente, ha avuto per decenni altro a cui pensare! C’è chi, scherzando, sosteneva, ai tempi, che il parsimonioso Alfredo, da buon brianzolo, avesse scelto alle origini questo genere commerciale per la sua attività di famiglia, giusto per poter leggere gratuitamente tutte le mattine i quotidiani sportivi, nella speranza di trovarvi articoli a lui dedicati, o comunque ‘pezzi’ dove in qualche modo si parlasse della sua persona e della sua squadra. Con la maglia biancorossa, dopo un breve inizio con le formazioni giovanili, esordì nel ruolo di stopper il 4 giugno 1961, nella partita di Serie B della 38ma giornata del campionato 1960/’61, Simmenthal Monza-Brescia, terminata a reti inviolate.

 

 

Restò in Brianza sino al termine della stagione 1966/’67, totalizzando 84 presenze e neppure un gol. Sette le annate disputate in maglia biancorossa, con un solo grande rammarico, quello di non aver potuto giocare il 4 giugno 1967 il vittorioso spareggio di Bergamo, contro il Como, per un banale infortunio.

 

 

Ironia della sorte, dopo pochi mesi, si trasferì proprio in riva al Lario e, con la divisa blu, fu schierato fino al 1973, per 177 incontri caratterizzati da ottime prestazioni difensive e da una rete all’attivo, peraltro decisiva ai fini del risultato, realizzata il 13 febbraio 1973 contro il Livorno. Come giocatore, militò solo in queste due compagini, scendendo in campo per 203 appuntamenti di Serie B. Pochi mesi di riposo e, nell’estate 1973 eccolo iniziare l’esperienza da allenatore con la squadra ‘Primavera’ biancorossa.

 

E ora in panchina

 

A metà stagione 1974/’75, fu poi chiamato dal presidente Giovanni Cappelletti per sostituire il deludente Mario David sulla panchina della prima squadra. Vinse subito la Coppa Italia Semiprofessionisti, il campionato di Serie C la stagione seguente e la Coppa Anglo-Italiana nella primavera del 1976. Le vicende dei suoi tentativi per portare per la prima volta, nella sua pur dignitosa militanza nei vari campionati, il Monza in Serie A, tutti miseramente falliti sul più bello, con lo spareggio di Bologna del 1° luglio 1979 contro il Pescara, passato poi alla storia, momento più alto, sono ormai a conoscenza di tutti e non solo in Brianza.

 

 

Ma, a parte questo atto finale, per certi versi già proibitivo ancor prima del fischio d’inizio, la partita determinante per la mancata promozione, fu decisamente Monza-Lecce del 17 giugno, giocata allo stadio ‘Sada’, di fronte a circa 12.000 spettatori, per un incasso di poco più di 33 milioni di lire, presenti in tribuna Ivanoe Fraizzoli e Felice Colombo, rispettivamente presidenti di Inter e Milan, gli allenatori Marchioro, Brighenti, Bersellini, Del Frate e Radice, l’ex nazionale Giacinto Facchetti ed il direttore sportivo dei rossonere Sandro Vitali, monzese doc.

 

 

A sorpresa, s’imposero gli ospiti, già da tempo matematicamente salvi, con un eurogol di Loddi al 40’ e grazie alla portentosa parata del portiere Vannucci, abile a parare un calcio di rigore tirato da Silva a 13’ dal termine dell’incontro. Senza questa clamorosa sconfitta, i biancorossi sarebbero certamente volati in Serie A, evitando anche lo spareggio di Bologna.

 

 

Non meno eclatante e decisiva fu, due stagioni prima, anche la sconfitta di Modena del 19 giugno 1977, con reti di Rimbano al 32’, pareggio di Buriani al 66’ ed autorete di Michelazzi all’84’, sotto la direzione del noto arbitro Gino Menicucci. Il Monza veniva da 15 vittorie e 4 pareggi casalinghi in 19 gare e, proprio all’ultima giornata non poté schierare, a Modena, Ugo Tosetto, l’uomo più in forma del momento, infortunatosi sette giorni prima contro il Cagliari, finendo sfortunatamente battuto ed estromesso dal passaggio nella massima categoria.

 

 

Ad Alfredo Magni, rimasto malissimo per l’opaca quanto inattesa prestazione dei suoi ragazzi, dopo parecchie notti insonne, non restò, per consolarsi, che stringere tra le mani il ‘Seminatore d’Oro’, quale miglior allenatore della Serie B per la stagione appena conclusa.

 

Serie A (a Brescia)

 

Ricordiamo che il trainer brianzolo raggiunse la massima categoria nel 1980 con il neopromosso Brescia, sostituendo Luigi Simoni, passato al Genoa. Esperienza anche qui poco fortunata, visto che le ‘rondinelle’, dopo aver chiuso la stagione in fondo alla graduatoria, a pari punti con altre cinque squadre, furono retrocesse per la classifica avulsa. Non andò meglio l’annata successiva, sempre con l’Alfredo in panchina, con una nuova retrocessione dalla ‘cadetteria’ in Serie C1 ed esonero dell’allenatore di Missaglia per far posto a Marino Perani.

 

 

Magni ripartì, quindi, dal Bologna in Serie B, nel luglio del 1982, per 9 incontri, con due sole vittorie, tre pareggi e quattro sconfitte, per poi finire, nel dicembre dell’anno successivo, di nuovo al Monza, sempre tra i cadetti, fino a gennaio del 1986.

Poi, di seguito: Lanerossi Vicenza in ‘B’ per 17 match, Arezzo in ‘C1’ per 27, Varese, in ‘C1’ e ‘C2’ per 57, Montevarchi in ‘C1’ per 7, Spal in ‘C1’ per 15 e Genoa in ‘B’ per 10.

 

 

Ancora: Venezia, per il ritorno nella massima serie, per affiancare Giuseppe Iachini, ancora privo del patentino d’allenatore, nella stagione 2001/2002, per 28 partite e, dopo anni di lavoro come osservatore per varie società, da luglio ad ottobre 2011, Lecco, in Lega Pro Seconda Divisione, in coppia con Alessio Delpiano, per soli 5 incontri, con neppure un successo all’attivo ed il conseguente doppio esonero.

 

 

Foto: Di Cuonzo