“Luisito” Suarez: un pallone d’oro a un passo dal Monza (1a p.)

Ecco a voi la prima parte di una storia incredibile: quando il pallone d’oro Suarez fu ad un passo dalla panchina del Monza/A cura di Enzo Mauri.

 

Considerato uno dei migliori giocatori di tutti i tempi, Luis Suarez Miramontes, detto ‘Luisito’, è nato in Spagna, a La Coruna, il 2 maggio 1935 ed è mancato recentemente, il 9 luglio 2023, per un problema ai polmoni.  Ha giocato nel Deportivo La Coruna, squadra del suo esordio nel 1953 e nel Barcellona di Helenio Herrera, con la vittoria di due campionati, Coppe nazionali e Coppa delle Fiere. Poi, ancora, nell’Inter del ritrovato ‘Mago’, con la conquista di tre scudetti, due Coppe dei Campioni e Coppe Intercontinentali  e nella Sampdoria, dove, nel 1973, concluse, dopo tre dignitose salvezze,  la sua gloriosa carriera. 

 

Con la maglia della nazionale spagnola, la mezzala dalle spiccate propensioni offensive, divenuto, poi nel tempo, magistrale regista, ha fatto mettere agli atti nella sua carriera 32 presenze, realizzando 14 reti e contribuendo alla vittoria del Campionato d’Europa del 1964. A parte l’oriundo Alfredo Di Stefano, Suarez fu l’unico spagnolo ad aggiudicarsi, nel 1960, il Pallone d’oro, massimo riconoscimento calcistico messo annualmente in palio dal prestigioso magazine France Football.

 

Dal campo alla panchina

 

Come allenatore, “Luisito” esordì, con il settore giovanile del Genoa, nella stagione 1973/74, per, poi, passare sulla panchina dell’Inter al posto dell’ex compagno Masiero e, successivamente, su quella dell’Under 21 iberica, dove, nel 1986, vinse il Campionato europeo di categoria. Passò così, alla guida della rappresentativa maggiore del suo Paese per Italia ’90, non seppe però ripetersi, rimediando la clamorosa eliminazione contro la Jugoslavia negli ottavi di finale.

 

Suarez concluse l’esperienza da trainer, tornando all’Inter, prima per sostituire da gennaio a maggio 1992 il collega Orrico, poi, entrato nei quadri dirigenziali a seguito dell’insediamento di Massimo Moratti alla presidenza nel febbraio 1995, per rilevare pro tempore l’esonerato Ottavio Bianchi, in attesa dell’arrivo del già scelto Roy Hodgson.

 

Tutti, più o meno, conoscono le vicende atletiche di questo geniale giocatore, ma pochi sanno  che, nella travagliata stagione biancorossa 1972/73, culminata poi con la retrocessione in Serie C della prima squadra brianzola, ad un certo punto, Suarez fu veramente ad un passo dal sedere in pianta stabile sulla panchina monzese.

 

Le difficoltà di Viviani

 

Il Monza, nell’inverno del 1973, sta miseramente affondando, con una classifica da cardiopalmo e sotto l’astrusa tattica inventata dal  contestatissimo trainer Franco Viviani, con terzini e libero veri e propri “tornanti”. Questa la vera situazione, nonostante il forzato ottimismo che manifestano quotidianamente Maurizio Refini su La Gazzetta dello Sport e la coppia Gabriele Mastelli-Beppe Maseri su Tuttosport, tutti impegnati a far apparire il contesto meno drammatico  di quello reale, con affermazioni del tipo ‘‘Non tutto è perduto!’’ e ‘’Il tempo saprà dimostrarsi galantuomo!’’.

 

I tifosi, invece, sono giustamente sul piede di guerra ed invocano a gran voce il cambio dell’allenatore, anche innalzando allo stadio cartelli inequivocabili con la scritta ‘’Con Viviani è Serie C!’’. In casa biancorossa regna molta perplessità, accompagnata da tanta paura, anche perché i precedenti legati al traballante mister pisano  sono tutt’altro  che incoraggianti: a Massa ed a Genova, ‘piazze’ dove lui aveva lavorato prima dell’esperienza brianzola, gli sportivi locali avevano infatti conosciuto due amare retrocessioni , proprio con i colleghi subentrati dopo il suo esonero.

 

A un passo dal biancorosso

 

Il cambio appare, comunque, l’unica possibile chance per tentare di uscire dal guano, prima che la situazione possa precipitare e presentarsi definitivamente compromessa. A questo punto, la possibile scelta deve però essere ben ponderata e, in un certo qual modo, rivoluzionaria. Ed ecco affiorare in città, a sorpresa, il prestigioso nome di “Luisito” Suarez, che ha da poco appeso le scarpette al fatidico chiodo, manifestando l’intenzione di passare presto a cimentarsi come allenatore. 

 

L’uomo piace in riva al Lambro, per la sua personalità e, soprattutto, per i suoi trascorsi in campo. Suarez, subodorando qualcosa circa le possibili mosse dei dirigenti biancorossi, fa capire, a sua volta, di potersi mettere subito disponibile a lasciare Genova per raggiungere in un batter d’occhio la Brianza. In pratica, lui attende solo un cenno dalla società monzese, per prendere al volo  questa buona occasione percepibile nell’aria e fare, così, il suo pomposo ingresso nel nuovo mondo panchinaro. 

 

Monza, in fondo, è una ‘piazza’ interessante, seguitissima dai media, sempre destinata a portare fortuna a chi ci sa fare, ai personaggi di coraggio, carattere ed esperienza accumulata sui campi da gioco di mezza Europa, proprio come lui. “Luisito”, da giocatore, è stato, a detta di tutti, l’allenatore in campo della grande Inter, l’uomo faro che, con la propria intelligenza calcistica, ha portato i nerazzurri a raggiungere i più ambiti traguardi.  Se avrà conservato intatte quelle doti di sapienza tattica che l’hanno reso famoso – si pensa in Brianza- potrà di certo essere l’uomo giusto per salvare il Monza dalla retrocessione.

 

Sponda ligure

 

Da Genova, alla redazione di Regione Express, il nuovo settimanale democristiano vicino al leader politico Vigilio Sironi, in quei convulsi giorni invernali, arriva al direttore Giancarlo Pozzi una strana telefonata di un amico genovese: ‘’Suarez sarebbe ben felice di tornare nel ‘giro’ intorno alla grande Milano … E Monza potrebbe essere il suo ideale trampolino di lancio!’’.

 

Il sasso dalla Liguria risulta così lanciato, anche perché il contenuto dell’amichevole confidenza telefonica vien fatto ben presto arrivare pure alle orecchie del presidente Giovanni Cappelletti e degli uomini del Consiglio. Questi, nell’incertezza se confermare Viviani sino a fine campionato o cambiare prima, avevano già timidamente avanzato il nome di Mario David tra i possibili candidati alla successione immediata dell’allenatore pisano. A rendere particolarmente allettante l’opportunità  nascente da Genova, arriva , per giunta, la notizia della definitiva rottura di trattativa tra “Luisito” ed i dirigenti dell’Alessandria, che avevano tentato in tutti i modi di convincerlo ad approdare sulla panchina della società piemontese. 

 

Non da poco conto è anche  l’indiscrezione secondo la quale, pur di venire a Monza, il futuro trainer sarebbe disposto ad accontentarsi di una cifra normale, non certo da svenimento, come il nome dell’interessato avrebbe potuto far intendere agli addetti ai lavori.

 

Monza freme

 

La suggestione di un Pallone d’oro sulla panchina biancorossa scatena l’entusiasmo dei tifosi brianzoli, da tempo ormai non più numerosi come una volta al Sada e nelle trasferte ed il bombardamento mediatico dei giornalisti locali, decisi, a spada tratta, nel perorare la causa Suarez. In questa martellante opera di persuasione, con accaniti articoli  sulle colonne dei loro organi di stampa, si distinguono in modo particolare i giornalisti Lino Rocca su L’Unità, Giovanni Belingardi sul Corriere d’Informazione, Giancarlo Besana su Il Cittadino, ma, soprattutto, il battagliero Giancarlo Pozzi su Regione Express

 

Io, da pochi mesi cronista per il suo settimanale, con spazio concordato solo per le dichiarazioni degli allenatori nella saletta degli spogliatoi al termine di ogni partita casalinga del Monza, rimango zitto, in disparte, ad imparare il mestiere…

 

L’ennesima sconfitta dei biancorossi a Perugia per 2-0 il 18 febbraio, alla ventiduesima giornata,  sembra poter dare un ultimo colpo di piccone alle resistenze della società brianzola ed aprire così la porta del Sada a Suarez. Invece, a sorpresa sul Guerin Sportivo, la mattina seguente, appare la notizia della convocazione d’urgenza di David al capezzale del Monza agonizzante. Il contenuto e le decisioni scaturite al termine dell’incontro non vengono però rese pubbliche dagli interessati.  

 

Enzo Mauri