
Il Monza a Bologna cede all’onda d’urto rossoblù
Fosse stato un incontro di boxe, sport a me molto caro, oggi parleremmo di k.o. tecnico per “manifesta inferiorità”. Troppo il divario con un Bologna formato Champions League, troppe le assenze e le incertezze per poter uscire indenni da uno dei campi più difficili della Serie A. Così il Monza regge solo un tempo illudendo di poter portare a casa tre punti, o comunque un risultato positivo, anche grazie alla straordinaria giocata iniziale finalizzata da Maldini, ancora in grande spolvero, che a tratti riesce ad illuminare e guidare la formazione brianzola; a tratti, perché se poi intorno a te c’è il vuoto, è difficile fare di più. Il calcio è ancora una sport di squadra, a differenza della boxe, e 1 contro 11 diventa davvero complicato.
Il piatto piange (sempre e di più…)
Complicate e macchinose sono anche le scelte di mister Bocchetti che perde Bondo, anche lui, e cerca di reagire alla sfortuna e ad un risultato già compromesso inserendo Vignato centrocampista largo, lontanissimo dalle sue caratteristiche e dalle sue, probabilmente, attuali abilità. Del resto il piatto piange, i titolari sono quelli che sono, chi dovrebbe fare un minimo di differenza, come Djuric, risulta pesantemente insufficiente e l’infermeria è abbondantemente piena; poi ci sono i misteri, come Sensi, ormai teoricamente spendibile, praticamente inutilizzato se non nei soliti 10 minuti finali quando tutto è ormai compromesso. Poco male, ho detto che ci credevo, ma in cuor mio sapevo che sarebbe stata una “mission impossibile” quella del Dall’Ara.
Dopo il gol, nessun tiro in porta!
Quello che però proprio non mi è piaciuto è stato il modo, l’atteggiamento, quello che ci aveva spinto nella gara con la Fiorentina, propositivo fino al gol del pareggio felsineo, e totalmente privo di carattere dopo: è forte il Bologna e si sa, più forte di noi e anche questa è cosa nota, ma non tirare mai in porta dal 5° minuto in poi del primo tempo, mi è parso eccessivo, relazionato al fatto che i rossoblù di gol avrebbero potuti farne molti di più. Genoa e Verona, forse gare inutili, forse ultimissime spiagge per cercare di tenere vivo il lume della speranza confidando nei risultati delle dirette concorrenti, diranno se c’è ancora un campionato o se sarà meglio cominciare a programmare una futura stagione diversa in una categoria diversa.
Lorenzo Titaro