
Gigi Radice, il “Sergente di ferro” biancorosso
Sono stati parecchi gli allenatori partiti oppure transitati da Monza che hanno fatto una grande carriera e sono rimasti nel cuore degli sportivi brianzoli per la loro abilità tecnica, dedizione alla squadra e per il particolare carattere. Tralasciando volutamente di analizzare gli ultimi protagonisti, Marco Zaffaroni, artefice del ritorno dei biancorossi tra i professionisti, Cristian Brocchi, autore, seppure spesso contestato, dell’ultima promozione in Serie B dopo 19 anni di sofferenze, Giovanni Stroppa, il primo condottiero a portare il Monza in ‘A’ e Raffaele Palladino, troppo vicini nel tempo per raccontare le loro gesta, ne rammentiamo alcuni, per noi, tra i più significativi del passato. Particolarmente ricco l’elenco: Nils Liedholm, soprannominato ‘Il Barone’, semplicemente leggendario, signorile e storico, Annibale Frossi, il primo trainer a portare i biancorossi tra i cadetti, attuando il modulo inglese di Matthews, Toni Busini, l’artefice, nell’ombra di Gigi Radice, del vittorioso ed indimenticabile spareggio di Bergamo del 4 giugno 1967 contro il Como per la promozione in Serie B. Poi, ancora, Alfredo Magni, passionale e genuino, il mister che, prima di Giovanni Stroppa, è arrivato più vicino alla ‘A’ con i biancorossi, Guido Mazzetti, uomo dolce e sensibile, oltre che preparato ed esperto calcisticamente, claudicante per l’età e per problemi di deambulazione, ma disponibilissimo verso i suoi giocatori ed i giornalisti, sempre con l’approccio del buon nonno di casa e Pierluigi Frosio, il bravo monzese del ‘Casignolo’ amico di tutti, mancato solo due anni fa. Per ultimo, non certo per demeriti, bensì per chiudere in bellezza la carrellata dei ricordi, ecco puntati i riflettori su Luigi Radice, detto ‘Gigi’, prima grande terzino sinistro, poi trainer vincente da Torino a Monza.
In campo, scudetto e Coppa dei Campioni con il Milan
Come giocatore, dopo essere cresciuto nelle ‘giovanili’ del Milan ed aver debuttato in prima squadra, con 19 presenze in tre stagioni, l’uomo dagli occhi di ghiaccio di Cesano Maderno vestì le maglie di Triestina e Padova, per poi far ritorno a Milano e figurare uno dei protagonisti dello scudetto rossonero 1961/’62 e della Coppa dei Campioni vinta l’anno successivo, con Nereo Rocco in panchina. Con la compagine milanese, Radice disputò 95 partite, segnando anche un gol. Fu costretto ad abbandonare la carriera per un grave infortunio al ginocchio nell’ottobre del 1965, scontrandosi con Trebbi in allenamento e riportando la lesione del menisco interno del ginocchio destro. ‘Il Sergente di ferro’, come lo avevano etichettato, personaggio carismatico, grintoso ed autoritario, ritornato a Monza, dove aveva sfiorato il passaggio in Serie A nella sua prima permanenza dal 1966 al 1971 (eccezion fatta per la parentesi, nel bel mezzo, di un anno a Treviso), il 15 giugno 1997 riportò la squadra brianzola, dopo 36 mesi, nella ‘cadetteria’, battendo sul campo neutro di Ferrara il Carpi 3-2 nei play-off di ‘C’.
A Torino… scudetto in panchina
Diciannove anni prima, nella stagione 1975/76, con il Torino, forte di tanti ex giocatori biancorossi, Radice aveva vinto un clamoroso scudetto, grazie alle parate del ‘Giaguaro’ Castellini, alla regia del giovanissimo Pecci, alla fantasia del ‘Poeta del gol’ e capitano Claudio Sala, all’irriducibilità di Patrizio Sala ed alle reti in serie del bomber Pulici, sempre ispirato dal grande ‘Ciccio’ Graziani.
Enzo Mauri (Fine prima parte)
Nella foto Caprotti: Radice guida un allenamento del Monza nel 1967.