Donne nel pallone – La rifondazione biancorossa

Saldi di fine stagione all’Allianz Stadium dove il pubblico si reca allo stadio per i saluti e per godersi l’ultima gara stagionale prima di un periodo di astinenza duro a passare. Juventus-Monza, vinta dai bianconeri con il più classico dei risultati all’inglese, è la tipica sfida da trentottesima giornata dove a farla da padrone sono più le motivazioni individuali che quelle di gruppi che il loro lo hanno fatto e nulla hanno più da chiedere a questo tramontante campionato. Per i padroni di casa se lo sguardo è al campo la mente è inevitabilmente protesa all’ imminente futuro e attende, in modo messianico, il nuovo corso societario e soprattutto tecnico che, con al timone il duo Giuntoli-Motta dovrà riportare Madama al binomio spettacolo e risultati. Dalle parti di corso Galileo Ferraris hanno voglia di mettersi alle spalle le ultime tre tribolate stagioni caratterizzate dal calcio pragmatico e sparagnino di Allegri, allenatore, però, esperto e dalle spalle larghe, che si è trovato di fatto a ricoprire diversi ruoli e a gestire l’universo Juve nella crisi proprietaria e societaria causata dal terremoto plusvalenze.

 

Di Gregorio, promesso sposo bianconero

 

La Vecchia Signora si trovava nella situazione in cui, tuttavia, la svolta era opportuna se non necessaria, vuoi per rompere un’apatica rassegnazione a non recitare più da prima donna in Italia e, a maggior ragione, in Europa, vuoi per dare un segnale forte alle rivali e alla propria vasta tifoseria, che, da Aosta a Caltanissetta, ha perso fiducia ed entusiasmo e non desidera che ritrovare quella mentalità e quello spirito bersagliero di un decennio fa, donde la nostalgia del condottiero Antonio Conte. Thiago Motta appare l’uomo giusto, colui che, in barba a trascorsi da leader interista del Triplete, potrà infiammare la torcida bianconera a suon di prestazioni gagliarde, affamate e volte ad imporre il proprio gioco e la propria personalità su ogni campo, come si conviene al club con più tricolori del bel paese in bacheca. L’Italo Argentino, forte dell’asse con Giuntoli, l’uomo che con decisione lo ha scelto e voluto sotto la Mole, dovrebbe poter avere la forza giusta per incidere sul mercato e nella gestione totalitaria del gruppo squadra, riuscendo a indicare conferme e nuovi acquisti funzionali al suo moderno e, finora vincente, modo di fare calcio.
Ogni buon castello si costruisce, però, dalle fondamenta, e non farebbe eccezione la Juventus targata Motta, se, come sembra imminente, il primo colpo del nuovo establishment sarà un estremo difensore, l’uomo tigre Michele Di Gregorio, affidabile e carismatico portiere del Monza, bravo, come predilige l’ormai ex trainer del Bologna dei miracoli, a giocare con i piedi e a guidare con personalità l’intero reparto difensivo.

 

Un finale di stagione molto deludente

 

Questo probabile prossimo colpo di mercato di Giuntoli non potrebbe essere che il ponte migliore per passare a parlare del Monza, ieri sconfitto in terra piemontese. I biancorossi brianzoli anche quest’anno hanno ripetuto lo scorso andamento stagionale, conseguendo con amplissimo anticipo l’obiettivo stagionale della permanenza in massima serie e togliendosi ancora buone e brave soddisfazioni con momenti di buon calcio e scalpi importanti conquistati. Gli uomini di Palladino, che parrebbe davvero essere al passo d’addio, avrebbero, per altro, manifestato stavolta anche una maggiore discontinuità prestazionale e un consistente calo finale che li ha portati a conseguire solo tre punti sui ventisette disponibili nelle ultime nove giornate di questo campionato. Tre punticini frutto di tre pareggi e sei sconfitte non possono essere uno score di cui andare soddisfatti, soprattutto se, fino a fine marzo, si collezionavano successi e consensi e si mettevano giustamente in luce i molteplici gioielli di famiglia, talenti capaci di trascinare e taluni anche di costituire un salvadanaio per il futuro. Lo scorso torneo, invece, si era concluso ben diversamente per il Monza, con la conquista di diciassette punti nelle ultime nove sfide e con, in questo frangente, vittorie prestigiose ottenute contro l’Inter a San Siro e il Napoli scudettato.

 

Il futuro biancorosso dipende da Fininvest

 

La differenza potrebbe essere proprio questa: nel 2022/23 il finale di campionato sembrava essere preludio di una stagione successiva all’insegna dell’alzare la proverbiale asticella e del regalare a mister Palladino quegli uomini chiave in ruoli determinanti in grado di fare un pensierino concreto alla zona Europa. Tutto ciò non è avvenuto probabilmente per scelta di una società che si sarebbe accontentata dell’attuale dimensione, pur sia chiaro lodevole, e si sarebbe sentita garantita dalla continuità del duo Galliani-Palladino a reggerne le sorti sportive. Tutto giusto ed esatto, figlio quasi certamente anche del particolare momento di transizione che la famiglia Berlusconi, al timone del club, stava apprestandosi a vivere. Un passaggio generazionale sentito come vicino quanto inevitabile era normale finisse per sconsigliare rilanci e investimenti roboanti e richiedeva assestamento e riposizionamenti di ‘governance’ prima di tracciare le linee programmatiche che avrebbero scandito il futuro prossimo dei brianzoli. Ebbene ora che il tutto si è compiuto sembrerebbe proprio non essere più procrastinabile questo rilanciare e alzare l’asticella degli obiettivi, all’alba della terza stagione in A di un Monza che, dopo essersi ben affermato e consolidato, dovrà, per non appiattirsi e rischiare passi del gambero, osare di più e avere più voglia ed ambizioni. La sensazione è che il club della famiglia Berlusconi sia ad una sorta di bivio e che ora o mai più sia decisivo l’input del padrone, una scintilla da trasmettere alla dirigenza, allo staff tecnico e ai calciatori che saranno riconfermati o acquistati.

 

Serve la scintilla per riaccendere la luce…

 

Il finale di campionato 2023/24, non all’altezza per stimoli prima ancora che per risultati, funga da monito o, se si preferisce, da stimolo per ripartire con più fame di crescita e con magari nel mirino quell’affacciarsi nella lotta per un posto al sole in Europa, traguardo prestigioso, e meno lontano di quanto ora possa sembrare, tale da sublimare le ottime cose fatte vedere nei primi due anni di serie A dell’A.C. Monza. La prima decisione in terra lombarda dovrà essere necessariamente presa subito e concernerebbe la scelta di riconfermare ancora mister Palladino o assecondarne i desideri di crescita di carriera rinunciandovi, con il secondo scenario che ad ora parrebbe proprio predominare. In ambedue casi conterà la voglia di elevare il progetto, sia che si tratti di dare un segnale forte a Palladino per proseguire in Brianza il suo lavoro, sia per convincere un tecnico bravo e ambizioso ad aprire qui un bel ciclo. Monza è terra fertile per fare un bel calcio soddisfacente e ambizioso e per darvi continuità, un po’ come riuscito a lungo al Chievo dell’era Campedelli, sia per l’esperienza della ‘governance’ sportiva del ‘totem’ Galliani, sia per la solidità della società e del tessuto economico sociale del territorio di cui la città è valida sintesi ed espressione. Alla proprietà ora la palla per lasciarsi alle spalle un finale di stagione piatto e avaro di soddisfazioni, specchio di un clima un po’ da smobilitazione anticipata in attesa di capire cosa si possa e si voglia fare da grandi. Serve adesso la scintilla per riaccendere la luce e l’inchiostro per scrivere nuove e appassionanti pagine raccontanti bel calcio e risultati prestigiosi dell’A.C. Monza.

 

Raffaella Sergio – Giornalista Sportivo

 

Foto: AC Monza