Dentro la partita – La vittoria di Salerno

In un’ epoca un po’ meno recente di questa era 36 il voto minimo per poter superare l’esame di maturità. Il numero 36 però oggi non è il profitto dell’esame di maturità richiesto da Palladino alla squadra, ma sono i punti ottenuti dopo 26 giornate di campionato. Come ci si aspettava, la partita è stata estremamente difficile contro un avversario che non poteva accontentarsi di un pareggio considerando la classifica deficitaria. Nel Monza hanno funzionato molte cose: la difesa (arrivata al decimo “cleen sheet” stagionale), diverse ripartenze con le fasce laterali come protagoniste e, soprattutto, un Djuric completamente efficace in ogni aspetto e in ogni necessità che la gara ha richiesto.

 

La chiave Djuric

 

Il bosniaco, ex della partita, è entrato in diverse situazioni pericolose create dal Monza, ha sempre rappresentato un punto di riferimento in attacco e una minaccia costante per la difesa avversaria. A nostro parere è stato lui la chiave del match di Salerno rappresentando una spina nel fianco degli avversari nel primo tempo, colpendo un palo con una sfortunata deviazione su cross di Birindelli, e anche nel secondo tempo spizzando più volte palloni alti che hanno prodotto un tiro a colpo sicuro di Gagliardini, parato dall’ottimo Ochoa, oltre al gol di Pessina che ha chiuso la partita.

 

Diciamo che è stata la chiave perché nel secondo tempo la Salernitana si è abbassata molto aspettando l’occasione giusta per ripartire, probabilmente perché l’allenatore amaranto si è reso conto che non avrebbe potuto reggere la condotta tattica del primo tempo anche nella ripresa, e Djuric ha offerto alla squadra delle valide alternative a un gioco compassato a cui, probabilmente, la tattica di Liverani avrebbe costretto il Monza.

 

“Bisogna pensare in grande”, Berlusconi docet

 

L’occasione era anche arrivata ma Dia non è riuscito a sfruttare una ripartenza 3 contro 2 perché passando subito la palla a Thaouna lo ha costretto a tirare subito da una posizione piuttosto scomoda e lì è stato bravo Di Gregorio salvando la porta per due volte anche se, l’attaccante della Salernitana, poteva fare qualcosa di meglio.
Quell’azione è stata forse l’unica sbavatura della compagine di Palladino. Sbavatura quanto mai provvidenziale dato che pochi attimi dopo è arrivato il vantaggio di Maldini che ha chiuso un pregevole triangolo con un illuminato Gagliardini. È arrivato, dunque, per la seconda volta in stagione, il bis di vittorie consecutive. E ora? Palladino ha detto chiaro e tondo che ricorda le parole del nostro indimenticato presidente: “Bisogna pensare in grande“.
Già, perché dopo 26 partite se hai 36 punti farebbe un po’ sorridere la parola “salvezza” e quindi, per non cadere in un noioso limbo di 3 mesi, è necessario guardare davanti e, considerando le opportunità che la stagione può portare (5 squadre in Champions e le finaliste della coppa Italia che potrebbero essere già qualificate nelle Coppe europee), non è poi un’ipotesi tanto peregrina quella di un piazzamento che può valere la qualificazione in Europa.

 

Occhio alla Roma di De Rossi e Dybala

 

Il grosso problema è che le squadre in questo momento da superare sarebbero Napoli e Lazio che sono decisamente più attrezzate. Se non è necessario guardare più indietro, però, siamo costretti a guardare davanti e quindi con una buona dose di fortuna, di convinzione e di merito, chissà…
Sabato arriverà la Roma di De Rossi che è una delle squadre più in forma del campionato e con un Dybala che certo fa paura ma, prendendo in prestito le parole di Gene Wilder in un memorabile film: “Si può fare!” Non rimproverateci se sogniamo un pochino ma, francamente, non abbiamo nient’altro da fare…

 

Francesco Aloise