Dallo scudetto al ritorno nella sua Brianza

Felice Pulici, il portierone di Sovico che sfiorò la serie A con il Monza

 

Fu uno degli artefici del primo scudetto della Lazio. Stagione 1973/74: le “Aquile” volano altissimo, più in alto di tutte le altre squadre, e conquistano il primo, storico tricolore con 43 punti (la vittoria ne valeva ancora due…), davanti alla Juventus che si ferma a 41. I biancocelesti allenati da Tommaso Maestrelli c’erano già andati vicini l’anno prima, quando solo un gol di Damiani a pochi minuti dalla fine (Napoli-Lazio 1-0) aveva spezzato il sogno di arrivare quantomeno allo spareggio con i bianconeri piemontesi. Il Milan infatti era crollato nella “fatal” Verona e la Juve aveva vinto in casa della Roma battendo tutti al fotofinish.

 

Campione d’Italia con la Lazio

 

Il 1974 fu l’anno buono: Lazio Campione d’Italia e Felice Pulici, brianzolo di Sovico, laurea in giurisprudenza, era il portiere di quella squadra fortissima. L’estremo difensore era approdato alla società biancoceleste nell’estate del 1972, a 27 anni, dopo quattro stagioni a Novara. Per lui un traguardo meritatissimo, nel pieno della maturità professionale e umana. Persona schiva e riservata, mai sopra le righe, Pulici dopo lo scudetto disputò altre tre stagioni con la Lazio, e aveva cominciato anche la quarta per accorgersi però che Luis Vinicio, tecnico delle “Aquile”, gli aveva preferito il giovane Claudio Garella a difesa della porta. “Sono cose della vita”, avrebbe cantato Ramazzotti: ci poteva stare, il fattore anagrafico prima o poi ha il suo peso.

 

Con il suo arrivo a Monza, la squadra cambia passo

 

Pulici però, a quasi 32 anni si sente tutt’altro che finito; nell’ottobre del 1977, durante la sessione autunnale del calcio mercato, arriva una chiamata da Monza. La squadra di Alfredo Magni, dopo essere stata a un passo dalla serie A qualche mese prima, ha iniziato il nuovo campionato cadetto in modo disastroso, un solo punto in cinque partite.
Il presidente Cappelletti sborsa una bella cifra (circa 200 milioni, che all’epoca non erano proprio noccioline…), Pulici accetta senza esitazioni anche perché torna a due passi dalla sua Sovico, dov’era nato nel 1945. Grazie a lui e a Gorin, Acanfora e Lorini, gli altri tre rinforzi, il Monza cambia pelle e sfiora nuovamente la serie A, volata via a Pistoia il 4 giugno 1978 in un giorno nero per tutta la squadra ma soprattutto per Pulici, non impeccabile in occasione delle due reti toscane a opera di Giovanni Carlo Ferrari da Arcene (Bg), un marcantonio simil Giorgio Chinaglia che, due stagioni dopo, sarebbe diventato un giocatore biancorosso. I più maliziosi (o i più… perfidi, per meglio dire) parlarono di “combine” e di partita venduta proprio dal portiere, come se andare in serie A da profeta in patria fosse un’impresa irrealizzabile…

 

Monza addio serie A, avventura finita per Pulici

 

Sta di fatto che l’avventura di Felice Pulici a Monza finisce lì. Nuova destinazione Ascoli, per lui è una seconda giovinezza che dura tre anni prima del ritorno all’amore di sempre, la Lazio, squadra con cui a 37 anni chiude una significativa carriera. Appese le scarpette al chiodo inizia l’avventura dirigenziale nel club capitolino per poi chiudere la lunga esperienza ad Ascoli nel 2007. Muore nel dicembre del 2018 a 73 anni, dopo una lunga malattia.

 

Gianni Santoro

 

Nella foto Nick Di Cuonzo: Pulici nel 1977 con il giovane “collega” Roberto Incontri.