Col ginocchio non si scherza, parola di Guardascione

Ne ha parlato lo stesso Raffaele Palladino nella conferenza stampa che ha anticipato Milan-Monza usando queste parole: «Caprari, invece, è un’assenza che pesa, ci manca qualche gol in quella posizione, ma chi lo ha sostituito sta facendo bene. Gianluca sta lavorando a parte e ci vorrà ancora tempo». 

 

Come avviene la rottura

 

Caprari è l’infortunato di lungo corso in casa Monza, dopo che nel match contro il Lecce del 17 settembre ha subito la rottura del crociato anteriore del ginocchio destro. Due mesi dopo il recupero del numero 10 biancorosso continua. Ma cosa vuol dire per un calciatore rompersi il crociato? Lo abbiamo chiesto a Carlo Guardascione presidente dell’Associazione Medico Sportiva Varesina

 

«Nel 90 per cento delle rotture dei legamenti del ginocchio a farne le spese sono i legamenti anteriori. Si tratta di un infortunio che nasce da un evento traumatico, causato da forze inerziali: corsa, salto o una rotazione. Nel mondo del calcio incide molto anche il tipo di terreno incide molto: si è visto come nei campi in sintetico gli infortuni siano maggiori».

 

«Una ventina di giorni fa – prosegue Guardascione – sono stato ad un convegno sugli infortuni nello sport. Ha parlato il medico dell’Inter, analizzando proprio la casistica legata alla rottura del legamento anteriore del crociato. Lo stesso medico ha analizzato uno studio di 5 anni dove si è evidenziato come la rottura del crociato anteriore sia un infortunio che colpisce maggiormente attaccanti e centrocampisti. Questo perché il gioco ormai è estremamente veloce e i rischi aumentano».

 

L’operazione

 

In campo agonistico l’operazione per ricucire il legamento lesionato, o rotto, avviene in tempi estremamente brevi. La riabilitazione parte dal giorno dopo l’intervento chirurgico, ma non bisogna avere fretta. 

 

«A livello chirurgico il legamento si ricompone utilizzando una parte del tendine posteriore laterale che si trova sempre nel ginocchio. Dovete sapere che il crociato anteriore ha una dimensione davvero ridotta, si parla di 1o 1,5 centimetri. L’operazione è ormai standard, vengono fatte tutte nella stessa maniera».

 

La riabilitazione

 

Il tema davvero centrale di questa intervista è legato alla riabilitazione. Questa è la fase più importante di tutte, dove non entrano in campo solo fattori atletici, ma anche psicologici. 

 

«Il recupero – continua a spiegarci Guardascione – non avviene prima di 6 mesi. Anche se ormai si parla di 7-8 mesi per tornare ad una performance decente. Nel recuperare da questo infortunio bisogna agire in maniera graduale e progressiva. Un conto è tornare ad allenarsi, un altro è tornare a giocare e un altro ancora è tornare al livello precedente».

 

«L’atleta fin dal giorno dopo l’intervento per la ricostruzione del legamento inizia la fase riabilitativa. Si fanno degli esercizi isometrici votati al rinforzo della muscolatura di supporto del ginocchio. Dopo 4-6 settimane si passa alla cyclette, una fase fondamentale per il pieno recupero (fase in cui dovrebbe essere ora Caprari, ndr). Più l’atleta è giovane più è facile recuperare pienamente».

 

«Si è visto – conclude Guardascione – come il calciatore inizi con una motivazione altissima il recupero, fin dai primi giorni. Il rischio è che con il passare dei mesi questa motivazione venga meno. Nella testa dell’atleta nascono dei dubbi e si ha un calo psicologico perché cresce la paura di non tornare come prima. Infatti spesso viene fornito all’atleta anche un supporto psicologico».

 

Ritorno in campo e ricadute

 

«Ci sono delle casistiche che dicono come ci sia il 10-15 per cento di possibilità che si possa rompere il legamento opposto. Per intenderci, se ci si rompe prima il legamento anteriore del ginocchio destro si ha il 10-15 per cento che nel corso della carriera si possa rompere il legamento del crociato anteriore del ginocchio sinistro».

 

«A giudicare dal periodo in cui Caprari ha subito l’infortunio potrebbe tornare per il finale di stagione. Questa sarebbe una buona notizia perché mettere minuti nelle gambe e riabituarsi al gioco potrebbe fargli molto bene in vista della prossima stagione. Sarebbe un’ottima iniezione di fiducia, un modo per darsi un obiettivo e cercare in ogni modo di raggiungerlo».