Bosy Sport, il “covo” biancorosso del secolo scorso (Seconda parte)

Alla domenica, in occasione delle partite casalinghe del Monza, Dino Bosisio lo si ritrovava quasi sempre negli spogliatoi del vecchio ‘Sada’ a dialogare fitto con i calciatori e l’allenatore, a volte anche in campo. Per le trasferte, quando non prendeva posto sul pullman della squadra, il poliedrico artigiano, in giacca, camicia e cravatta, tirava fuori dal box la sua elegante e luccicante Lancia Appia berlina terza serie, colore grigio topo, con gli interni di panno chiaro e l’apertura delle quattro portiere ad armadio e, mettendosi al volante, si recava nella località sede della partita da seguire, con alcuni tifosi, per lo più intimi amici del circondario. La produzione degli scarpini raggiunse in breve tempo numeri elevatissimi e, su suggerimento dell’affezionata clientela, ben presto nacque il marchio ‘Bosy Sport’, destinato a diventare, poi, anche il soprannome di Dino Bosisio. La scritta, in colore bianco, finì, pure, a caratteri cubitali, su una serie speciale di borsoni rossi, messi in commercio, con successo, dallo stesso proprietario del negozio di via Sempione. Il suo retrobottega e poi, lo scantinato, frequentato abitualmente anche dai vari presidenti ed iscritti al Monza Club, ad iniziare da Massimo Bodio e Angelo Brasca, per non parlare del super tifoso Angelo Scotti, diventarono subito un ‘covo’ biancorosso, testimone di segreti usciti clandestinamente dagli spogliatoi durante gli allenamenti e di accese discussioni sulla gestione della squadra, con l’allenatore di turno messo sovente in discussione.

 

Gli uomini della S.I.A.E. monzese, tutti legati al Calcio Monza

 

Il piccolo laboratorio, in quegli anni, era pure la sede staccata ed operativa della S.I.A.E. (Società Italiana Autori Editori) di Monza, che aveva i suoi regolari uffici in via Felice Cavallotti, sopra la concessionaria Lancia dell’ex campione del pedale Fiorenzo Magni. Il piemontese Oreste Kovacic, a capo dell’organizzazione, non conoscendo bene la zona ed occupando in affitto un appartamento proprio nello stabile di via Sempione dove abitava Dino Bosisio, aveva infatti affidato a quest’ultimo e ad alcuni suoi amici fidati il controllo dell’ emissione, della veicolazione e della gestione dei biglietti al ‘Sada’, all’Autodromo, presso la pista di hockey ai Boschetti Reali, ma anche nei cinema e nelle discoteche o dancing della Brianza. Così nel 1964, nel tempo lasciato libero dallo studio, seppure solo quattordicenne, anch’io, che risiedevo nello stesso palazzo dei due ed ero attratto dalla possibilità di poter vedere gratuitamente le partite del calcio e della popolare disciplina rotellistica cittadina in tribuna, nonché le gare di auto e moto dai box, finii a far parte del simpatico e professionale gruppo. Vi restai sino a gennaio del 1976 quando, a seguito della mia nuova attività di collaboratore con la stampa locale e di corrispondente per il quotidiano Tuttosport, fui iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Quindi, dopo poco più di un decennio, lasciai la S.I.A.E., mantenendo, però, una profonda amicizia con tutti i suoi componenti monzesi.  Dino Bosisio, risposatosi e sommerso dagli ordini di scarpe da football, abbandonò il piccolo ‘covo’ di via Sempione, per aprire, con il cognato occupato a tempo pieno, un vero e proprio laboratorio attrezzato, nella vicinissima via Gottardo, prima nella sede dell’ex carrozzeria Ticozzelli, poi in quella della ex tipografia Paleari.  Della S.I.A.E. monzese faceva parte, con un importante ruolo di coordinatore, al fianco di Dino Bosisio, anche Mario Confalonieri, classe 1933, abitante nello stesso condominio dove risiedeva il capitano biancorosso Mariano Melonari.

 

Confalonieri, tra la sicurezza allo stadio e l’aiuto alla segretaria storica Marinella Farina

 

‘Mariolino’, come lo chiamavano confidenzialmente gli amici per quel suo aspetto da mingherlino, sarà, poi, per circa trent’anni, responsabile della sicurezza allo stadio per il Calcio Monza e valido collaboratore saltuario al ‘Monzello’ della segretaria storica Marinella Farina. I tifosi biancorossi lo ricorderanno benissimo, impegnato con l’apparecchio radioricevente sempre acceso nella mano destra, fuori e dentro il ‘Brianteo’: bassa statura, fisico asciutto da fantino, sempre disponibile ed elegante, spesso con un pizzico di piacevole eccentricità, in giacca blu, camicia bianca, immancabile farfallino azzurro o scozzese al collo, pantaloni dalla piega perfetta, qualche volta persino di audace colore rosso bordeaux, berretto stile inglese in testa per ripararsi dal freddo nella stagione invernale e dal sole in estate. Confalonieri, raggiunta la pensione, dopo 42 anni di presenza in ufficio alla Ras Assicurazioni e venuta a mancare l’adorata moglie Giancarla nel 2015, si affezionò amichevolmente, quasi come un buon padre, a Marinella Farina, trascorrendo parecchie giornate presso la sede della società monzese ed occupandosi un po’ di tutto. Con la brusca interruzione, dopo più di un trentennio di servizio, del rapporto della dinamica segretaria con la società biancorossa presieduta da Nicola Colombo, il bravo Mario non se la sentì più di mettere piede né nella palazzina di via Ragazzi del ’99, né allo stadio, rifugiandosi stabilmente nella propria casa. La gentile e garbata Marinella, donna forte, coraggiosa, di gran piglio, seria professionista, fu costretta ad andarsene, dopo aver sorriso e pianto per il suo Monza, prima presso la sede di via Manzoni, poi in quella moderna alle spalle di viale Libertà. Per circa un trentennio, tutti i documenti calcistici importanti, dalle lettere riservate ai contratti, alle fideiussioni per poter tirare avanti nei periodi grami, erano passati dalle sue mani. Il provino per l’assunzione all’allora signorina Farina, nel gennaio 1985, lo fece l’indimenticabile dipendente Alessandro De Lazzari, persona d’altri tempi, dal carattere mite e dai modi sempre gentili, scomparso nel 2009, al termine di quarant’anni di onorato e duro lavoro presso il Calcio Monza, in qualità di segretario del settore giovanile ed accompagnatore ufficiale della prima squadra. Ventiquattro mesi dopo l’occupazione della scrivania nella sede in centro a Monza, la ventiduenne segretaria si trovò ad operare sotto le direttive del nuovo direttore generale Beppe Marotta, uomo ancora giovane, ma dalle notevoli capacità manageriali e gestionali. Così le doti della dinamica Marinella, come le sue credenziali, crebbero a vista d’occhio. Ottimo anche il rapporto subito avviato con Dino Bosisio, fornitore degli scarpini su misura ai giocatori, ma sempre più consulente a distanza della società biancorossa. La segretaria Farina era molto cortese con lui, che apprezzava, in particolare, il suo modo di operare in sede e di dialogare con le persone. Poi, a scombussolare tutto, ci pensarono le tremende vicende societarie, culminate con due brutti fallimenti nel 2004 e nel 2015. A Marinella, ora, resta solo il rammarico di non aver potuto partecipare, per questioni di pochissimi anni e per motivazioni non proprio condivise ed accettate a cuor leggero, alla rinascita della società di casa e festeggiare, dalla sua storica scrivania del ‘Monzello’, la trionfale ascesa della squadra biancorossa in Serie A.

 

Enzo Mauri

 

(Fine seconda parte)   

 

Nella foto Caprotti: Dino Bosisio (al centro, con gli occhiali) in uno scatto storico.  È il 28 maggio del 1967, Faustino Goffi ha appena segnato a Chiavari (contro l’Entella) il gol del 2-2 al 90° minuto, gol che consente al Monza di disputare lo spareggio per la promozione in serie B (poi vinto per 1-0) contro il Como sul campo neutro di Bergamo. L’attaccante è svenuto per la forte emozione e Bosisio prova a rianimarlo insieme ai biancorossi Castellini e Ferrero.