Beppe Marotta, dal Monza alla “Hall of fame” del calcio italiano (1a p.)

Sulla parete di uno dei tanti locali superiori dell’U-Power Stadium troneggia una maxi foto scattata l’11 giugno 1988 nell’atrio degli spogliatoi del vecchio stadio ‘Sada’, al termine della finale di ritorno di Coppa Italia Serie C vinta dai biancorossi 2-1. Nello scatto sono inquadrati tre grossi personaggi della storia biancorossa, tutti sorridenti, in giacca scura, cravatta e camicia bianca: Valentino Giambelli con la mano destra alzata in segno di vittoria, al centro un riccioluto Beppe Marotta e, alla sua sinistra, Silvio Berlusconi, da due anni presidente del Milan. Nel gruppo manca solo Adriano Galliani, amministratore delegato del club rossonero da poco più di una ventina di mesi, finito sotto la doccia nel festeggiare i suoi ex giocatori ed impegnato, al momento della foto, a far asciugare i vestiti. Fu, questo, il primo grande successo per Giuseppe ‘Beppe’ Marotta, nato a Varese nel 1957 e dal 1987 direttore sportivo del Monza dopo gli inizi della carriera dirigenziale nella società varesina, sotto la presidenza di Guido Borghi prima e di Mario Colantuoni poi. In Brianza Marotta restò per tre anni, fino all’estate del 1990, trattando efficacemente nell’estate precedente, al fianco del presidente Valentino Giambelli, la fruttifera cessione alla Juventus di Pierluigi Casiraghi, prodotto del vivaio brianzolo in grande spolvero e tenuto d’occhio da tempo anche da Adriano Galliani.

 

La vendita di Gigi Casiraghi a Boniperti

 

In verità, il trentenne Beppe vendette solo la prima metà dell’attaccante brianzolo al presidente bianconero Giampiero Boniperti, lasciando a lui il compito di indicarne il prezzo, risultato poi, alla fine, equo ed accettabile senza troppe discussioni. Poi, il proseguimento del suo felice cammino intrapreso in Brianza vede i passaggi a Como e a Ravenna, come direttore generale. In Romagna, mostrando grande fiuto, riesce a far approdare, in comproprietà con il Torino, club di provenienza, il giovane promettente centravanti Christian Vieri. Quindi, nel 1995 e per la durata di un quinquennio, ecco il trasferimento di Marotta a Venezia, dove contribuisce in modo sostanziale, mettendo termine a ventotto anni di vane aspettative, alla promozione in Serie A dei lagunari (e alla salvezza nel campionato successivo con la coppia d’attacco Recoba-Maniero). Dopo la successiva esperienza bergamasca, nei primi due anni del nuovo secolo, è la Sampdoria a vederlo impegnato in società dal 2002 al 2010, con la promozione in Serie A ottenuta al fianco dell’allenatore Novellino, già prezioso collaboratore a Venezia e la conquista, nell’ultima sua stagione (con il ruolo di amministratore delegato), dei preliminari di Champions League. Il club blucerchiato, grazie a lui, poteva allora contare, tra i tanti buoni giocatori della ‘rosa’, anche su Cassano, prelevato dal Real Madrid e su Pazzini, fatto approdare in Liguria dalla Fiorentina. Le stagioni torinesi alla Juventus, dal 2010 al 2018, con l’acquisto di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid per 117 milioni di euro, e milanesi, all’Inter, dal 13 dicembre 2018, con la conquista, nel 2023, della finale di Champions League, poi sfortunatamente persa contro il Manchester City il 10 giugno a Istanbul, appartengono alla storia recente del calcio, che tutti gli sportivi conoscono.

 

L’immancabile aperitivo presso la sede di via Manzoni

 

Sul finire degli anni Ottanta mi capitava spesso, per esigenze giornalistiche, di passare verso sera dalla sede biancorossa di via Manzoni per raccogliere le ultime informazioni sulla squadra, da trasmettere poi, con ampi articoli, al quotidiano sportivo Tuttosport, del quale ero ormai da più di un decennio corrispondente da Monza. Ad attendermi sulla porta del suo ufficio c’era immancabilmente Beppe Marotta, che, il più delle volte, prima di intrattenermi chiamava al telefono il gestore del vicino bar di via Padre Reginaldo Giuliani, situato di fronte all’ex Inam (per anni l’edificio della mutua di quasi tutti i monzesi), per ordinare e farsi portare due classici aperitivi con patatine e olive. Questo locale era, tra l’altro, un abituale luogo di ritrovo e di svago per giovani tifosi e diversi giocatori biancorossi, una volta terminati gli allenamenti. Una sera di primavera, invogliati anche dal clima particolarmente mite, decidemmo di comune accordo di abbandonare la sede per fare quattro passi per le vicine vie del centro città.

 

L’inaspettato e piacevole incontro nella ‘vasca’ di Monza

 

Il caso volle che, ad un certo punto della passeggiata, mi si fece incontro una mia ex compagna di università, molto carina e simpatica, accompagnata dalla mamma, pure lei una bella ed elegante signora. Beppe, con la solita classe, unita alla spiccata brillantezza e con quel suo originale e, per certi versi, affascinante strabismo, fece immediatamente colpo. Persona di buona istruzione e cultura, passato dal Liceo Classico Cairoli di Varese (lo stesso frequentato dai politici Roberto Maroni, Mario Monti ed Attilio Fontana) al mondo del calcio, con pure qualche anno di presenza universitaria alle spalle, incantava sempre tutti con la sua parlantina sciolta ed i modi educati. Così, dopo le debite presentazioni, la chiacchierata, per tutti particolarmente cordiale e piacevole, finì per protrarsi fin quasi all’ora di cena, senza che nessuno dei quattro conversanti si rendesse conto del trascorrere del tempo. Da quel giorno, gli aperitivi in sede con patatine ed olive divennero sempre meno frequenti, a dispetto del numero in netta crescita delle ‘vasche’, come familiarmente negli anni Ottanta, ma anche nei decenni precedenti, i giovani monzesi definivano le passeggiate ripetute nelle vie attorno all’Arengario. La speranza del buon Beppe, anche se mai manifestatami a chiare lettere, era evidentemente sempre quella di poter rincontrare le due piacevoli persone conosciute in precedenza o, comunque, altre dello stesso livello. Del resto, a quei tempi, mentre io ero già sposato da quasi un decennio, lui non era neppure fidanzato e, soprattutto, non aveva ancora conosciuto Cristina, la splendida e molto riservata donna con la quale, dopo alcuni anni, convolò a giuste nozze, prima della nascita dei figli gemelli Elena e Giovanni, nel 2010.

 

Enzo Mauri

 

(Fine prima parte)

 

Nella foto Caprotti: i festeggiamenti di Giambelli, Berlusconi e Marotta negli spogliatoi del “Sada” dopo la conquista della Coppa Italia di serie C, 11 giugno 1988.