Gianfranco Santi, un fotografo cowboy al “Sada” (4a p.)

Gianfranco Santi, dopo aver pranzato, si concedeva d’abitudine un caffè al bar del Cinema Manzoni o, preferibilmente, presso l’altrettanto vicino locale di via Padre Reginaldo Giuliani, situato di fronte alla ex Inam, per anni l’edificio della mutua per quasi tutti i monzesi, a poche centinaia di metri dalla sede biancorossa e frequentato, al termine degli allenamenti, da diversi giocatori del Monza, presto diventati suoi affezionati amici.

 

I giornalisti Risolo, Mutti e Ambrosini, ospiti fissi dello studio fotografico Santi

 

Il vulcanico reporter aveva trovato il modo di arrotondare le sue non certo faraoniche entrate dalle Case editrici, offrendo in subaffitto ad alcuni amici giornalisti monzesi un po’ di spazio del suo grande laboratorio fotografico, con un tavolo adibito a scrivania e delle sedie per potersi sedere a scrivere. Ospiti fissi figuravano, quotidianamente, Gianfranco Ambrosini, collaboratore del Corriere della Sera e redattore de L’Eco di Monza e della Brianza, Antonio Risolo, giornalista professionista dal 1974, che era, addirittura, riuscito a creare nello scantinato un piccolo ufficio personale di fortuna (primo storico direttore del Giornale di Merate, il ‘Pioniere della Nautica’, sua ultima passione, morirà, poi, dopo grave malattia, nel comune lecchese, all’età di 74 anni, nel 2021) e Luciano Mutti, creatore nel 1996 della redazione monzese de Il Giorno, di cui è stato capo fino al pensionamento nel 2008 (il validissimo e cordiale cronista, amante della Grecia, terra nativa della moglie Vicky, ci lascerà per un improvviso malore, il 29 luglio del 2017 all’età di 71 anni). A metà anni Settanta il laboratorio sotterraneo divenne pure improvvisato garage per ospitare nel periodo invernale, dietro una scura tenda a ridosso della parete principale, la fiammante moto Honda CB 400 Four rossa del tenebroso Antonio Risolo, molto apprezzato anche dal gentil sesso. Lo studio fotografico Santi, tetra e spartana location, frequentatissima (a dispetto della sua precaria ubicazione a fianco delle cantine), era raggiungibile passando dalla portineria del palazzo di via Camperio e scendendo per una ripida scalinata. Il laboratorio era sempre aperto a tutti, agli amici del noto fotografo e dei cronisti ospitati, come ai tanti ragazzi appassionati di fotografia e di giornalismo, desiderosi di apprendere i segreti del mestiere dai professionisti sempre presenti. Non mancava, di tanto in tanto, anche qualche piacevole presenza femminile, giusto per distrarre un po’ dal lavoro e dalle discussioni i terribili e, per certi versi, affascinanti rappresentanti della stampa locale. Nel periodo di maggior fulgore dell’attività, ricordo che pure io e l’amico collega Carlo Gaeta, durante gli anni adolescenziali degli studi, trascorrevamo parecchie ore al giorno nel ritrovo di via Camperio, chiacchierando con le persone sedute nel salone e leggendo i vari quotidiani.

 

L’intensa ed enigmatica vita di Roberto Conti, colto simpatizzante biancorosso

 

Spesso negli anni Settanta si faceva vedere nello scantinato anche Roberto Conti, studente universitario e reporter dilettante, che dopo aver fondato nel 1981 ‘Studi monzesi’, la rivista culturale e tecnica legata all’omonima società, della quale divenne presto vicepresidente, venne nominato Conservatore del Duomo e dell’annesso Museo Serpero, nonché, nel 2000, presidente dell’Associazione Sportiva Amici dell’Autodromo e del Parco e del M.A.M.S. (Monza Auto Moto Storiche). Lui stesso, nel 1977, con alcuni conoscenti aveva contribuito a creare il gruppo di appassionati di motorismo, proprio presso lo studio ubicato nella centralissima strada monzese. Raggiunta la mezza età, il simpatizzante biancorosso, attratto, però più dalle gesta dei piloti che da quelle dei calciatori, dopo alcune scelte sbagliate e clamorosi errori gestionali nell’ambito delle associazioni da lui curate, sparì dalla circolazione, rifugiandosi, solitario, a Milano a scrivere a tempo pieno una serie di libri di Storia. ‘Robertino’, come lo chiamavano gli amici per quel suo fisico minuto e l’aspetto un po’ burlesco, morì improvvisamente, nella settimana antecedente il Natale del 2017, all’età di soli 64 anni, presumibilmente nel capoluogo lombardo, ultima dimora dopo le tribolate vicende monzesi. Se ne andò all’insaputa di tutti, lasciando un alone di mistero dietro i suoi ultimi anni di vita, senza che nessun amico potesse portargli l’ultimo saluto ed accompagnarlo nel rito funebre.

 

(Fine quarta puntata)

 

Enzo Mauri