Sanseverino e quel (lontano) mancato “accordo”

“Ehi amico, c’è Sanse, hai chiuso!” recitava uno striscione dei tifosi monzesi nella gradinata centrale dello stadio Sada, a metà anni Settanta. “Sanse” sta per Sanseverino Luigi, attaccante originario di Avellino ma cresciuto a Napoli, classe 1950, che in quei favolosi anni a tinte bianche e rosse fece impazzire i supporter brianzoli con le sue serpentine e i suoi gol. Ne ha messi a segno ben 62 in 127 gare di campionato, per un totale di sette indimenticabili anni con la maglia rossa e la banda laterale bianca.

 

Il pallone “quadrato” di Gigi

 

Cinque anni fa è uscito un suo libro autobiografico dal titolo un po’ curioso: “A volte il pallone è quadrato” in cui si racconta senza prendersi troppo sul serio, ma facendo emergere simpatici e curiosi aneddoti della sua lunga e soddisfacente carriera. Pubblichiamo un breve stralcio, che si riferisce alla partita tra Avellino e Monza nella stagione 1976/77 in serie B. Siamo nel girone di ritorno, i biancorossi di Magni sono in piena lotta per la promozione mentre gli irpini annaspano nelle zone basse della classifica.

 

Quel pareggio non s’ha da fare…

 

Racconta Sanseverino: “Alla domenica mattina mister Magni mi chiamò a rapporto insieme ad altri tre giocatori, i più esperti, per dirci che dieci minuti prima erano andati via tre tipi loschi che, spacciandosi per emissari dell’Avellino, avevano imposto con minacce anche fisiche che la partita sarebbe dovuta finire in parità. Di prim’acchito restammo allibiti ma poi pian piano, riflettendo a fondo, un punto avrebbe fatto comodo anche a noi. Tuttavia un forte dubbio continuava ad assalirci: eravamo certi di poter fidarci di loro? Allo scambio dei fiori incontrai il loro capitano (Lombardi, N.d.R.) che, strizzandomi l’occhio, mi fece intendere che il tacito accordo era cosa fatta. Ben presto capimmo però che i nostri avversari volevano fregarci. Infatti dopo pochi minuti il nostro miglior attaccante, Antonelli, venne azzoppato con un intervento da tergo e così dovette uscire anzitempo in barella. In tutte le loro azioni si battevano come leoni per arrivare a rete.

 

Non tardarono a segnare, e ogni volta che mi avvicinavo al capitano avversario per ricordargli di farci pareggiare come d’accordo, quello rispondeva ‘ce n’è di tempo’. Per fortuna o per bravura all’inizio della ripresa, senza alcun aiuto da parte loro, pareggiammo (gol di Tosetto, N.d.R.) e da quel momento erano loro a chiederci di non fare scherzi. Tuttavia lo scherzo ce lo fecero loro quando tornarono in vantaggio e difesero la vittoria con i denti. Come si dice dalle mie parti, fummo… cornuti e mazziati”.

 

Foto: Di Cuonzo