Vittorio Brambilla: tifoso del Monza da F1

A cura di Enzo Mauri

 

In concomitanza con le ore di vigilia dello scorso Monza-Lecce, si è svolto, domenica 17 settembre 2023, il Brambilla Day, evento organizzato dal M.A.M.S. (Monza Auto Moto Storiche, nota associazione sportiva cittadina presieduta da Luigi Ubezio) per ricordare i fratelli Tino e Vittorio Brambilla, indimenticabili campioni delle due e delle quattro ruote. 

 

Particolarmente interessante il programma della giornata, con sfilata di auto d’epoca per le strade monzesi, dalla Villa Reale alla centralissima via Vittorio Emanuele, visita a Biassono all’officina-museo storico di Roberto Brambilla, figlio del ‘Vittorione’ ed infine pranzo per tutti i partecipanti a Camparada, in una caratteristica trattoria nel cuore della Brianza.

 

La carriera

 

Per l’occasione è stata esposta la coppa vinta dal pilota monzese a Zeltweg, nel G.P. d’Austria di F1 del 1975, relegando al secondo posto, sotto una pioggia battente, niente meno che il futuro campione del mondo James Hunt (in apertura la foto la coppa conquistata da Vittorio Brambilla a Zeltweg il 17 agosto 1975, nel G.P  d’Austria e d’Europa di F1). Tutti conoscono le imprese motoristiche del campione monzese, dai punti iridati ottenuti nella massima serie con la March e la Surtees, alla conquista del titolo mondiale, prima con i kart nel 1961 e poi con l’Alfa Romeo 33 TT/12 nella categoria Sport Prototipi nel 1977, ma pochi sanno che Vittorio Brambilla, dopo aver gareggiato nelle formazioni giovanili della più prestigiosa società hockeystica locale, fu anche un attento ed appassionato osservatore delle vicende del Calcio Monza ed un calciatore della Nazionale Piloti

 

Su invito di Mario Di Natale, presidente e fondatore di questo benemerito gruppo ancora in auge ai giorni nostri, dopo più di trent’anni, Vittorio Brambilla, con Riccardo Patrese, Elio De Angelis ed altri personaggi, prese parte nel 1980, come centrocampista con spiccate propensioni offensive, anche alla prima partita organizzata per la raccolta di denaro destinato a scopi benefici. 

 

Spesso al Sada

 

Per tornare alle vicende biancorosse, c’è da sottolineare che ‘The Monza’s Gorilla’, come lo aveva definito Mario Andretti, negli anni Sessanta, quando il Monza giocava in casa negli anticipi del sabato pomeriggio, spesso si recava al Sada a fare il tifo per i beniamini locali. Abbandonava la moto in via Ghilini, fuori dal famoso ‘Bar di Stupid’, e, in compagnia dell’amico Magni, per tutti ‘Magnet’, poi meccanico, tra gli altri, del vice campione del mondo delle ‘500’ del 1974 Gianfranco Bonera e con Bruno Sanvito, il folcloristico macellaio di via Carlo Alberto in centro città, superava il vicino angolo con via Mentana e, all’altezza del cinema Smeraldo, si univa al gruppo di sportivi che scendeva dal cavalcavia. Sugli spalti della Gradinata Centrale, tutti insieme finivano poi per fare un tifo indemoniato. 

 

Di domenica, invece, ancor prima di iniziare il martellante tour de force delle gare, Vittorio non si recava mai allo stadio. Riteneva giusto, infatti, dopo una settimana di lavoro lontano da casa, dedicare il giorno di festa alla famiglia, assecondando la moglie Daria nei più pesanti lavori domestici e facendo giocare i figli ancora piccoli. Amava però restare aggiornato sui risultati calcistici, in particolare su quelli dei biancorossi, tramite la radio e la televisione. Al giovedì, poi, non mancava mai di acquistare Il Cittadino e di leggere avidamente le pagine dedicate allo sport, con un occhio di riguardo alla cronaca della recente partita domenicale della più prestigiosa squadra di casa. Il fratello Tino, appassionato di biciclette e pattini a rotelle, oltre che naturalmente di moto ed auto, non si fece, invece, mai attrarre dal pallone, se non per qualche partitella con gli amici ai boschetti reali. 

 

Un meccanico biancorosso

 

Discorso diverso per il loro fedele meccanico Peo Consonni, divenuto poi buon pilota, con cinque partecipazioni alla Parigi-Dakar ed un titolo di campione italiano di F.2000. ‘’Ho iniziato a seguire il Monza a metà degli anni Cinquanta – racconta l’ex driver brianzolo, ora abile istruttore di meccanici da corsa – dalle gradinate della curva Nord, dove prendevo immancabilmente posto accanto a mio padre, irriducibile tifoso biancorosso. 

 

Ricordo ancora un Monza-Novara, con lo stopper ospite Giovanni Udovicich a picchiare come un fabbro per 90’. Recentemente ho scoperto che questo giocatore rappresentò la bandiera della società piemontese, disputando 19 campionati consecutivi tra Serie B e C, dal febbraio del 1958 al maggio del 1976, per un totale di 516 presenze e 10 reti segnate. 

 

Il mio idolo era però ‘Pippo’ Rigamonti, portiere biancorosso dal 1960 al 1965, con 138 presenze all’attivo. Per la verità mi piaceva molto anche il centrocampista Claudio Sala, bravissimo nel calciare le punizioni dal limite dell’area ed incisivo sotto porta, ma devo confessare che l’attrazione per il ruolo dell’estremo difensore ebbe sempre la meglio su di me. 

 

Peo Consonni, ex meccanico di Vittorio Brambilla, campione italiano di F2000, con 5 partecipazioni alla Parigi-Dakar, e, ancora oggi, tifosissimo del Monza

La gioia della Serie A

 

Lo scorso campionato ho visto praticamente tutte le partite del Monza alla televisione, a parte quelle contro Udinese ed Lecce, seguite direttamente allo U-Power Stadium con mio genero ed il nipotino. In entrambe le occasioni i biancorossi uscirono sconfitti, ma secondo me, immeritatamente. 

 

Contro i friulani c’era ancora in panchina Giovannino Stroppa e, con il primo tempo chiuso sul risultato di 1-1, dopo essere stati meritatamente in vantaggio con una rete di Colpani, c’era la possibilità concreta di strappare alla fine almeno un punto. L’incontro con il Lecce, invece, sappiamo tutti com’è andato a finire, con il calcio di rigore sbagliato da noi e realizzato da loro nel finale. Ma voglio ricordare la cosa per me più bella, avvenuta spontaneamente al termine della partita spareggio play-off di Pisa, che ho seguito in casa mia, davanti alla televisione. 

 

Al triplice fischio di chiusura, mi ritrovai, quasi senza saperlo, davanti alla fotografia di mio padre e, compiaciuto, gli sussurrai: ‘’Hai visto, papà? Sei contento? Questa volta ce l’abbiamo proprio fatta ad andare in Serie A! Dal suo volto, mi sembrò di intravedere un sorriso e, per me, fu felicità immensa …’’

 

Enzo Mauri