1 luglio 1979: lo spareggio “impossibile”…

“Per chi l’ha visto e per chi non c’era
e per chi quel giorno lì, inseguiva una sua chimera…”

 

La frase in questione è contenuta nel brano “La mia banda suona il rock”, portata al successo da Ivano Fossati nell’estate del 1979. Ed è una frase che può a mio avviso rappresentare, più di qualunque altra, il paradigma di quell’ormai lontanissimo 1 luglio 1979, ovvero… lo spareggio per la serie A giocato a Bologna dal Monza contro il Pescara. Quel giorno infausto riepiloga infatti tutte le “sfighe cosmiche” della squadra biancorossa a fine anni Settanta. L’estate già imperversa e gli adolescenti sognano il primo bacio all’ombra di un juke box, mentre le note di “Tu sei l’unica donna per me” di Alan Sorrenti e “Gloria” di Umberto Tozzi riempiono l’aria e i giovani cuori nella tormenta. Ma quel 1 luglio 1979, tremila tifosi biancorossi inseguono la propria chimera allo stadio Dallara di Bologna. Tremila gocce, in un mare biancoazzurro che riempie lo stadio per più di tre quarti della capienza. Monza-Pescara: chi vince va in paradiso, chi perde… cavoli suoi. Il Monza, il suo paradiso lo aveva accarezzato due settimane prima (17 giugno) allo stadio Sada, al cospetto di un Lecce che, seppur tranquillo, era sceso in campo con la bava alla bocca e il sacro furore di chi si gioca la finale di Coppa dei Campioni (all’epoca si chiamava ancora così…).

 

Un destino triste (e un po’ grottesco…)

 

Quella gara maledetta, persa dai biancorossi per 1-0, aveva fatto intuire ai più pessimisti che per il Monza, in paradiso, probabilmente non c’era posto. Era già accaduto nel 1977 e anche nel 1978, tanto che il refrain più gettonato era “Il Monza in serie A non ci vuole andare”. Eppure, quel 1 luglio 1979, il fato avrebbe potuto smentire una volta per tutte la malelingue e le Cassandre ma… niente da fare: Pescara 2 Monza 0. Victor Hugo ha detto che nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui, e che si chiama disperazione. Più che di se stesso, in quegli anni il Monza è stato vittima di un destino a metà tra il triste e il grottesco, così come triste e, al tempo stesso, grottesco, può apparire un uomo che scivola su una buccia di banana. A ogni traguardo puntualmente mancato, quel destino s’agitava beffardo, a rivendicare il proprio potere, la propria forza, mentre il cielo aggiungeva un gradino alle proprie, infinite scale e i sogni biancorossi inciampavano per l’ennesima volta nell’anticamera del paradiso, facendosi male. E la disperazione del presidente Cappelletti, dell’allenatore Alfredo Magni, di Adriano Galliani, dei giocatori e dei tifosi tutti, si mescolava ai pensieri cattivi e maliziosi di chi, sentendosi investito da inconfutabile saggezza, rivendicava regolarmente la liceità delle proprie teorie.

 

Gli amori nati (e finiti…) nell’estate 1979

 

Tornando a quel 1 luglio 1979 e a quell’estate ormai perduta nelle pieghe dei ricordi, chissà quanti amori sono davvero nati sulle note di “Tu sei l’unica donna per me” e di “Gloria”. Quel che appare molto probabile è che, in quell’estate di 45 anni fa, molti tifosi biancorossi hanno smesso di amare il Monza, dopo aver inseguito vanamente una chimera. Poi, dopo quasi 43 anni da quel 1 luglio, arrivò la notte di Pisa, stadio Arena Garibaldi…

 

Gianni Santoro

 

(Nella foto: lo spicchio dei tifosi monzesi allo stadio Dallara di Bologna, il 1 luglio 1979)